Dopo aver tenuto per settimane il mondo con il fiato sospeso, alla fine Donald Trump ha annunciato l'uscita degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sul clima. Un'uscita che isola l'America sul piano internazionale, ma che al tempo stesso mira a rilanciare economicamente il Paese. A guidare la fronda anti Trump c'è, ovviamente, Angela Merkel che, all'indomani dello strappo del tycoon, ha annunciato di essere "determinata a tutelare" l'accordo sul clima.
Per riempire il vuoto creato dall'assenza di Washington, si ridefiniscono le alleanze lasciando profilare la futura cooperazione tra Bruxelles e Pechino. La Cina, che a poco a poco si sta imponendo come un Paese leader nella "diplomazia del clima", ha ribadito con forza che intende attenersi agli accordi: il più grande produttore di gas a effetto serra del mondo ha promesso di applicare l'intesa "così difficilmente raggiunto" sottolineando che, dopo il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo, "la responsabilità ricadrà tutta sulle spalle cinesi". Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha aggiunto che saranno proprio l'Unione europea e la Cina aguidare l'applicazione del patto sottoscritto a Parigi. "Non si torna indietro", fanno sapere da Bruxelles dopo aver condiviso un comunicato sottoscritto anche dall'Unione Africana.
Dopo l'annuncio di Trump, le reazioni si sono levate ai quattro angoli del pianeta. Da New York alla California, i sindaci e i governatori democrat hanno immediatamente organizzato la resistenza promettendo che, almeno a livello locale, continueranno a difendere l'economia verde. Con un insolito comunicato congiunto diffuso poche ore dopo l'annuncio, i governi di Berlino, Parigi e Roma hanno manifestato la propria "delusione" sottolineando che l'accordo non può essere in alcun modo rinegoziato. Il presidente francese, Emmanuel Macron ha voluto parlare in prima persona. Con un discorso pronunciato anche in inglese dal Palazzo dell'Eliseo, una prima assoluta, ha parlato di "errore tanto per gli Stati Uniti che per il nostro pianeta". E, giocando sullo slogan della campagna elettorale di Trump ("Make America great again"), ha aggiunto: "Ovunque viviamo, chiunque noi siamo, tutti condividiamo la stessa responsabilità: Make our Planet Great Again, rendere il nostro pianeta grande di nuovo". Il premier britannico Theresa May non ha messo la propria firma al comunicato congiunto, ma ha telefonato a Trump per esprimergli la propria "delusione".
Solo Vladimir Putin è uscito fuori dal coro e ha lanciato un appello alla comunità internazionale chiedendo di lavorare con il tycoon. "Non voglio giudicare il presidente Trump, dobbiamo studiare con attenzione tutto questo", ha spiegato il numero uno del Cremlino assicurando che c'è ancora tempo per accordarsi. "Non dovreste fare rumore su questo, ma creare le condizioni per lavorare insieme - ha continuato Putin - l'accordo non è ancora entrato in vigore e lo sarà solo nel 2021".
"Quindi abbiamo ancora tempo, se lavoriamo tutti in modo costruttivo, c'è ancora qualcosa su cui accordarsi". Poi, rivolgendosi in inglese alla moderatrice del dibattito al Forum Economico di San Pietroburgo, ha concluso: "Don't worry, be happy".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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