Sono democratici solo a parole. Perché non rispettano il voto popolare, perché schifano che Donald Trump possa essere stato votato legittimamente da tutti gli americani, perché non accettano che il loro candidato (Hillary Clinton) non possa essere stato eletto. Così, questi finti democratici sono scesi in piazza in tutta l'America al grido "Not my president". Non lo riconoscono, insomma. E sputano su ogni singolo voto che è stato depositato nell'urna e, quindi, su ogni singolo americano che ha voluto dare fiducia al tycoon.
È bastato realizzare che Trump avesse vinto davvero le elezioni e che quindi fosse il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti perché i finti democratici iniziassero caroselli, proteste e sit in. Fosse successo il contrario, avesse cioè vinto la Clinton, i repubblicani non avrebbero certo sfilato lungo le strade d'America gridando "Not my president". Ma questi sono, appunto, democratici. E così hanno inscenato decine di manifestazioni anti Trump in diverse città degli Stati Uniti. Da New York a Philadelphia, da Boston a Chicago. E così via: Portland, San Francisco e Washington. A Manhattan sono state arrestate una trentina di persone. A Seattle, in una sparatoria nello stesso quartiere in cui si svolgeva la protesta, sono rimaste ferite cinque persone, una delle quali in modo critico. La polizia della città ha, tuttavia, precisato che la protesta e la sparatoria, "una qualche forma di lite personale", non sembrano essere episodi collegati. L'autore della sparatoria è, però, riuscito a fuggire.
Le parole di Trump, appena incassato il risultato pieno della vittoria, sono state distensive. "Sarò il presidente di tutti gli americani", ha detto invitando anche chi non lo ha votato a lasciarsi indietro i rancori e le divergenze. Ma i democratici sono per natura rancorosi se le cose non vanno come piace a loro. È così in tutto il mondo. Fa parte del loro dna. "Not my president" è il nuovo slogan scandito dai manifestanti scesi in piazza, ma anche l'hashtag sui social dedicato alla protesta contro l'elezione del candidato repubblicano. A New York la protesta si è svolta lungo la sesta avenue, fino alla Trump Tower. "No Trump! No KKK! - hannop urlato i manifestanti per le strade di Chicago - no agli Usa fascisti!". "He Made America Hate Again", il banner di uno dei manifestanti a Boston giocando sullo slogan usato da Trump in campagna elettorale. Eppure la Clinton è stata sportiva dopo la sconfitgta: "Dobbiamo accettare questo risultato... Donald Trump sarà il nostro presidente.
Gli dobbiamo una mentalità aperta ad una chance". Gli elettori del Partito democratico, invece, non lo sono. A Washington sono scesi in piazza, diretti alla Casa Bianca, persino un centinaio di liceali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.