Dopo il terremoto in Rete, per i dati di 50 milioni di utenti utilizzati da Cambridge Analytica per tentare di influenzare il voto negli Usa e nel Regno Unito (sulla Brexit), è uscita la notizia (poi smentita) che il capo dell'ufficio sicurezza dati di Facebook, Alex Stamos, lascia l'incarico. Ma dal diretto interessato arriva una precisazione: "Nonostante le voci, sono pienamente impegnato nel mio lavoro a Facebook. È vero che il mio ruolo è cambiato. Sto attualmente passando più tempo a valutare rischi di sicurezza emergenti e lavorare sulla sicurezza nelle elezioni". Lo ha scritto lui stesso via Twitter.
Despite the rumors, I'm still fully engaged with my work at Facebook. It's true that my role did change. I'm currently spending more time exploring emerging security risks and working on election security.
— Alex Stamos (@alexstamos) 19 marzo 2018
Secondo Reuters, che cita fonti Facebook, il cambio di ruolo per Stamos sarà effettivo dal prossimo agosto. Facebook si è affidata alla Stroz Friedberg, società specializzata nelle indagini digitali forensi per verificare se la Cambridge Analytica è ancora in possesso dei dati che gli aveva chiesto di cancellare. Si tratta della stessa società alla quale si era rivolta Uber per indagare su Anthony Levandowsly, che Google aveva accusato di aver rubato segreti industriali di Waymo, la divisione per la guida autonoma di Mountain View per la quale aveva lavorato.
Ma come avrebbe fatto Cambridge Analytica ad appropriarsi dei dati? Attraverso un'applicazione, "Thisisyourdigitallife", utilizzata per effettuare ricerche psicologiche ufficialmente solo per scopi accademici. Oltre 270mila persone l'hanno scaricata. E attraverso i loro amici e contatti l'app avrebbe permesso di rilevare i dati di milioni di persone.
Una commissione parlamentare inglese ha convocato il patron di Facebook, Mark Zuckerberg, per chiarire le accuse di aver messo a disposizione dati personali senza consenso, ritenendo le spiegazioni di Facebook "ingannevoli". "La commissione ha chiesto a più riprese a Facebook se i dati siano stati utilizzati senza il consenso delle persone. Le risposte ufficiali hanno sempre mirato a minimizzare i rischi e sono state ingannevoli", scrive il presidente della commissione Damian Collins.
La Federal Trade Commission, l’agenzia governativa americana per la tutela dei consumatori, ha aperto un’indagine su Facebook sulla possibile violazione dei termini sulla protezione dei dati personali. Lo ha riportato Bloomberg citando una fonte che ha voluto mantenere l’anonimato. L’indagine punterebbe a chiarire se il social media ha permesso alla Cambridge Analytica di ricevere alcuni dati degli utenti in violazione delle sue politiche. Nel 2011 Facebook ha ottenuto il consenso degli utenti per alcuni modifiche alle impostazioni sulla privacy. Secondo l’accusa potrebbe aver ingannato i consumatori, costringendoli a condividere più informazioni personali di quanto intendessero. Già all’epoca l’Agenzia aveva richiamato Facebook per aver modificato alcune impostazioni dell’utente senza avvisare i suoi clienti. Se le violazioni venissero confermate, la Federal Trade Commission ha il potere di multare la società per migliaia di dollari al giorno.
Si fa sentire anche l'Unione europea. Il diritto alla protezione dei dati personali "è fondamentale per garantire l’equità delle elezioni, in particolare mentre ci avviciniamo alle elezioni del Parlamento europeo del 2019", sostiene il garante europeo per la Privacy, Giovanni Buttarelli, che oggi ha presentato il Rapporto dell’Ethic Advisory Group per il 2018.
Secondo il Garante "il principio della trasparenza elettorale non è soddisfatto se gli elettori non hanno la libertà di cercare, ricevere e comunicare informazioni sul processo e sui candidati" e "questi diritti sono messi in discussione dalla manipolazione online".
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