Papa Francesco è a Manila, nelle Filippine, seconda tappa del suo viaggio apostolico in Asia. La visita si concluderà il 19 gennaio. Sceso dalla scaletta dell'aereo il Santo padre è stato accolto dal presidente Benigno Aquino. Centinaia di giovani con canti e balli hanno salutato il capo della Chiesa cattolica vicino alla pista aerea. Una folla sterminata nelle zone subito fuori dall’aeroporto, inquadrate dalle immagini del Ctv (Centro televisivo vaticano). Molti sacerdoti e vescovi, tra i quali l’arcivescovo di Manila, il cardinal Luis Antonio Tagle, hanno voluto salutare il Papa. Tira un forte vento e appena il Papa si è affacciato dal portellone dell’aereo è volata la papalina. Anche a Manila, come era già accaduto all’aeroporto di Colombo in Sri Lanka, due bambini hanno offerto al Papa un omaggio floreale, con fiori banchi e gialli, i colori del Vaticano.
Durante il volo per Manila il pontefice si è soffermato sulla libertà di espressione. Bergoglio l'ha difesa ma ha voluto, con una battuta, porre dei precisi paletti. "Parliamo chiaro - dice a un giornalista francese - non si può nascondere una verità: ognuno ha il diritto di praticare la propria religione, senza offendere, liberamente, e così vogliamo fare tutti. Secondo: non si può offendere o fare la guerra, uccidere in nome della propria religione, cioè in nome di Dio. A noi questo che succede adesso ci stupisce, ma sempre pensiamo alla nostra storia, abbiamo avuto grandi guerre di religione. Come si capisce anche noi siamo peccatori, ma non si può uccidere in nome di Dio". E ancora sulla libertà di espressione: "Ognuno ha non solo la libertà o il diritto ma anche l’obbligo di dire quello che pensa se ritiene che aiuti il bene comune, un deputato, un senatore, se non dice qual è la buona strada non fa bene. Avere questa libertà, ma senza offendere, perché è vero che non si può reagire violentemente ma se il dottor Gasbarri, mio amico caro, dice una parolaccia contro la mia mamma, si aspetti un pugno. Perché non si può provocare, insultare, ridicolizzare, la fede degli altri".
"Forse è una mancanza di rispetto - ha risposto il Papa a una domanda sui kamikaze e sui bimbi usati come kamikaze - ma credo che in ogni attacco suicida c’è qualcosa di squilibrio mentale e umano, c’è qualcosa che non va nelle persone, nel senso che danno alla propria vita e a quella degli altri. Sì, il kamikaze dà la propria vita, ma non la dà bene, i missionari per esempio danno la propria vita ma per costruire, quando si dà la vita per distruggere c’è qualcosa che non va".
"Corro il rischio - ha detto ancora il Papa - di diventare troppo semplice, ma in una parola voglio dire che il centro, il nocciolo del messaggio al popolo delle Filippine sono i poveri, i poveri che vogliono andare avanti, i poveri che hanno sofferto, per esempio per il tifone Yolanda, che ancora soffrono le conseguenze, i poveri di Dio, e soprattutto gli sfruttati".
Il Santo padre ha poi ricordato di aver pranzato a Santa Marta con i dipendenti filippini del Collegio etiope, e di aver ascoltato la loro sofferenza per la lontananza dalla casa e dalla famiglia.
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