“Dobbiamo essere pronti a combattere nello spazio”

I Progetti Thor e Lancia di Dio sono stati teorizzati. L’idea è quella di utilizzare l’energia cinetica di un vettore di tungsteno che viaggia ad otto km al secondo, come una bomba nucleare tattica

“Dobbiamo essere pronti a combattere nello spazio”

“Dobbiamo essere pronti a combattere nello spazio”. È quanto ha ribadito il Capo di Stato Maggiore dell’Air Force, il generale Mark Welsh, durante l’Air Force Association.

"Le altre nazioni si stanno preparando a utilizzare lo spazio come un campo di battaglia. Non cerchiamo la guerra, ma dobbiamo essere pronti”.

Il dominio, concepito nella dottrina dell’Air Force, si applica nel campo aereo, informatico così come nello spazio.

Fin dal 1990, lo Space Command ribadisce l’importanza dello spazio nelle guerre del futuro. Per “combattere nello spazio”, si intende una militarizzazione di quest’ultimo, con asset in orbita geostazionaria e non battaglie in stile Star Wars.

Celebre, in tale senso, la relazione ai legislatori del generale Joseph Ashy, all’epoca direttore del Comando Spaziale. Le persone non vogliono sentirselo dire – disse Ashy nel 1990 – ma noi andremo a combattere nello spazio.

Nel Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, che rappresenta il quadro giuridico di base del diritto spaziale internazionale, se ne stabilisce la destinazione pacifica. Il Trattato Outer Space vieta le armi di distruzione di massa poste in orbita o nello spazio esterno. Nel contenitore verbale “scopi pacifici” non si vietano, però, le attività stabilite dal diritto naturale alla legittima difesa. Un satellite, in teoria, equipaggiato con armi cinetiche, resta legale.

Ufficialmente, lo spazio è utilizzato dai militari sia per le comunicazioni che in funzione di allerta precoce. Stati Uniti, Russia e Cina sono le uniche nazioni al mondo con sistemi d’arma spaziali (intesi come ASAT). Lo scorso ottobre, la Cina ha condotto un test di volo sul suo missile anti-satellite, il Dong Neng-3. Gli asset ASAT, Anti-satellite weapons, mirano alla paralisi delle capacità (intelligence, navigazione e comunicazione) fondamentali per le operazioni militari e le infrastrutture civili.

I Progetti Thor e Lancia di Dio, poi divenuti “hypervelocity rod bundles”, sono stati teorizzati a più riprese (spesso nel campo fantascientifico): negli anni ‘50 si era ipotizzato di equipaggiare con il tungsteno le testate dei missili ICBM. L’idea è quella di utilizzare l’energia cinetica di un vettore al tungsteno che viaggia ad otto km al secondo, come una bomba nucleare tattica. La velocità di rientro di un tale asset sarebbe comunque superiore a quella di un ICBM, mentre la resa esplosiva garantirebbe la distruzione di qualsiasi obiettivo. Una barra di tungsteno lunga circa sei metri (in questo modo si riduce al minimo la perdita di energia cinetica dovuta all'attrito con l’aria e se ne massimizza la penetrazione) e con un piede di diametro posta in orbita, raggiungerebbe la terra a Mach 10 sviluppando una resa esplosiva di 11.5 tonnellate di TNT. Le armi cinetiche conferiscono quella che gli americani chiamano Global Strike Capability, la possibilità di colpire ogni parte del mondo in meno di 15 minuti. I costi elevati e la difficoltà di mantenere tali piattaforme in orbita sono evidenti.

Tali ragionamenti, però, non si applicano per i programmi classificati.

(Nella foto, "Odin", il satellite che scaglia devastanti attacchi orbitali nel videogioco Call of Duty: Ghosts sviluppato da Infinity Ward e pubblicato nel 2013).

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