«La pressione militare dell'Isis in Siria e in Iraq implica rischi rilevanti per l'Europa e per l'Italia (...) È quindi necessario che l'Italia, insieme a Nazioni Unite e Unione Europea, consideri con estrema attenzione gli eventi in corso ed eserciti ogni possibile sforzo per prevenire, in particolare, l'ulteriore destabilizzazione della Libia».
La nota emessa dal Quirinale dopo la riunione del Consiglio supremo della difesa presieduto da Giorgio Napolitano mette in evidenza i rischi che anche il nostro Paese corre in seguito al terremoto militare e politico che scuote il Medio Oriente, e non manca di raccomandare che le Forze Armate cambino per essere in grado di affrontare le nuove minacce. Soprattutto, si evidenzia che l'Italia non potrà proteggersi da sola, e che sarà indispensabile un raccordo con gli alleati, sottoposti alle medesime pressioni.
«La situazione in atto - si legge nel documento - dimostra l'urgenza e l'importanza, pur nei limiti della ridotta disponibilità di risorse, di una rapida trasformazione delle nostre Forze Armate e dell'organizzazione europea della sicurezza. Se le prime dovranno essere rese più pronte ed efficaci rispetto ai compiti da assolvere nelle aree di prioritario interesse per il nostro Paese, il solo sforzo nazionale non potrà essere sufficiente a garantire l'Italia, come ciascuno degli altri Paesi europei, dalle minacce e dai rischi che si prospettano già nel breve termine».
Una particolare attenzione, segnala il Quirinale, dovrà essere posta nel contrastare la minaccia rappresentata per l'Italia dai cosiddetti foreign fighters , gli jihadisti con passaporto europeo che al rientro dai fronti di guerra possono dedicarsi ad attività terroristiche anche nel nostro Paese.
Intanto ieri pomeriggio i principali leader occidentali si sono consultati in videoconferenza - oltre che sull'emergenza ebola e sulla crisi ucraina - sulla minaccia rappresentata dall'Isis. Con il presidente americano Barack Obama erano collegati il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il presidente francese François Hollande, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier britannico David Cameron. Martedì scorso Obama aveva incontrato i capi militari dei venti Paesi coinvolti nella campagna aerea contro lo Stato islamico in Iraq e in Siria, esortandoli a maggiore unità e comunque avvertendo che «non ci sono soluzioni rapide» e che lo sforzo è «ancora nella fase iniziale»: nonostante la nota riluttanza di Obama, la stampa americana parla di una inevitabile escalation dello sforzo militare di Washington contro Isis.
Fonti di Palazzo Chigi hanno precisato che tra gli argomenti trattati in videoconferenza c'è stata anche la situazione in Libia, dove ieri in particolare ci sono stati bombardamenti aerei a Bengasi sulle posizioni islamiste, che avrebbero subito una dura sconfitta perdendo anche la base principale della milizia di Ansar el-sharia. Il Cairo ha smentito un proprio coinvolgimento nell'azione, dopo che si erano diffuse voci sulla partecipazione di aerei egiziani pilotati da libici. Solo ieri nel capoluogo della Cirenaica si sono registrati almeno 12 morti, mentre continua l'azione condotta dal generale filogovHaftar e approvata dal debole esecutivo libico .
Continua anche la feroce battaglia per la città siriana di Kobane. Qui, mentre appena al di là del vicinissimo confine le forze armate turche controllano la situazione ma non muovono un cingolo dei loro carri armati per aiutare i difensori, le milizie curde resistono agli jihadisti, più numerosi e meglio armati.
I raid aerei condotti dagli americani e dai sauditi si sono intensificati nelle ultime 36 ore e hanno facilitato il compito dei peshmerga. Nel vicino Iraq invece Isis avanza verso Bagdad e ha tentato un assalto, respinto, contro Ramadi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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