Haiti, epidemia di colera causata da Nazioni Unite

L'Onu ammette: nel 2010 ha giocato un ruolo determinante, seppur involontario, nella diffusione iniziale del focolaio di colera che ha ucciso 10mila persone

Haiti, epidemia di colera causata da Nazioni Unite

Nel 2010, ad Haiti, una tremenda epidemia di colera uccide circa 10mila persone. Con sei anni di ritardo, le Nazioni Unite sembrano aver finalmente riconosciuto il loro coinvolgimento nella diffusione del virus.

Secondo quanto riferisce il The New York Times, l’ammissione choc proviene proprio da Farhan Haq, uno dei portavoce dell’organizzazione internazionale. Il funzionario, lo scorso giovedì, ammette che l’Onu ha giocato un ruolo determinante, seppur involontario, nella diffusione iniziale del focolaio. “Ci impegneremo a fare di più”, ha chiosato Haq.

La dichiarazione choc arriva dopo che, lo scorso 8 agosto, sul tavolo di Ban Ki-moon, un rapporto di 19 pagine – scritte dal professor Philip Alston della New York University – inchioda i caschi blu del Nepal. Sono loro i responsabili dell’epidemia. Tra le pagine, a chiare lettere, si legge che “senza l’intervento delle Nazioni Unite, il colera non si sarebbe mai diffuso”.

La crisi umanitaria inizia verso la metà del 2010. Lungo il fiume Meille, affluente del più grande Artibonite, gli haitiani iniziano a morire. Già dall’inizio i sospetti convergono sulla base dove alloggiano i caschi blu di Katmandu, giunti per dare soccorso al paese scosso dal terremoto del gennaio 2010. Non ostante i numerosi tentativi di insabbiamento la dinamica appare, sin da subito, chiara: i peacekeepers avrebbero inavvertitamente scaricato rifiuti organici nelle falde acquifere dando il via al terribile contagio.

L’ammissione

– tardiva – dell’organizzazione, purtroppo, non servirà a fare giustizia alle migliaia di vittime e alle loro famiglie. Lo status giuridico di cui godono i caschi blu, infatti, li rende immuni da qualsiasi azione legale.

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