Hillary Clinton sceglie Twitter per festeggiare la vittoria delle primarie del Kentucky. "Abbiamo appena vinto il Kentucky. Grazie a tutti per il risultato. Uniti siamo sempre più forti". I numeri, però, parlano di una vittoria mnolto risicata. 46,8% contro il 46,3%, con una differenza di appena 2mila voti tra lei e Bernie Sanders. Il senatore "socialista" parla a Carson, in Califonia: "Questa notte segna l'inzio della spinta finale per vincere la California", e assicura che lotterà "fino all'ultimo voto" delle ultime primarie il 14 giugno e poi alla convention. Sanders ha vinto in Oregon con il 53%. Il "pallottoliere" indica che Hillary è in testa, con 1.765 delegati, che sommati ai 524 superdelegati che hanno dichiarato di voler votare per lei fanno 2.289: per vincere ne servono 2.383. La vittoria, dunque, è a un passo, con Sanders che è a 1.586 (compresi i soli 40 superdelegati). Che senso ha, dunque, quel voler andare fino in fondo da parte di Sanders? Il senatore del Vermont spera di poter condizionare la "piattaforma programmatica" di Hillary, spostandola a sinistra. Hillary potrebbe assecondarlo, ma senza esagerare. Qualcosa, però, dovrà concedere, anche perché, altrimenti, rischia di scoprire il fianco agli attacchi di Trump, che mira ad assecondare, su certi punti, l'elettorato democratico stanco della "Clinton machine".
Anche i repubblicani erano impegnati con le primarie. Si è votato in Oregon, con Trump che ha vinto con il 66,6%, davanti a Kasich (17%) e Cruz (16,3%). Con i 17 delegati conquistati Trump si porta a quota 1.103 delegati. Per ottenere la nomination ne servono 1.237. Si devono assegnare ancora 347 delegati (172 dei quali solo in California, al voto il 7 giugno).
Intanto si registra un altro passo avanti nel disgelo tra Trump e il Partito repubblicano: raggiunto un accordo per la raccolta fondi. L'ha annunciato in una nota il presidente della Republican national committee (Rnc) Reince Priebus, precisando che il partito potrà così utilizzare i finanziamenti raccolti dal candidato presidenziale per sostenere l'elezione anche di altri candidati. "Siamo felici - afferma Priebus - di fare squadra con la campagna di Trump".
Trump fa pace con la popolare conduttrice di Fox News, Megyn Kelly, che il tycoon in passato aveva accusato di pregiudizi e faziosità nei suoi confronti. Nell'intervista, registrata alcune settimane fa, Trump è apparso imbarazzato quando la Kelly gli ha chiesto conto di alcune offese e ha riconosciuto che la giornalista quando lo incalzava con le sue domande faceva semplicemente il suo lavoro. Il magnate si è detto contento della loro nuova relazione. Poi ha aggiunto: "Se non arriverò fino in fondo, se non vincerò" la presidenza, la campagna elettorale sarà stata un "totale spreco di tempo, energia e denaro". E con queste parole ha spiegato i toni usati sino a qui in campagna elettorale: "Se fossi morbido, se fossi presidenziale... e non avessi risposto agli attacchi nel modo in cui ho fatto non penso che avrei avuto successo".
Il tycon ha svelato pubblicamente redditi e guadagni notificati alla commissione elettorale federale: rispettivamente 557 e 190 milioni di dollari, con una fortuna complessiva di oltre 10 miliardi di dollari, anche se secondo Forbes ne avrebbe meno della metà. Anche la Clinton ha svelato i propri guadagni: oltre 5 milioni di dollari in royalty librarie e 1,5 milioni di dollari come ricompensa per i suoi discorsi.
Oltre ai 5 milioni raccolti dal marito Bill da banche e aziende. Buona parte della ricchezza personale della "Clinton machine" è detenuta nel fondo Vanguard 500 e in un deposito alla JP Morgan, valutati rispettivamente 5 e 25 milioni di dollari.
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