"Questo è ancora nulla. Siamo solo all’inizio, sino ad ora abbiamo utilizzato solo una minima parte delle forze che abbiamo a nostra disposizione. Voi non potete neppure immaginare quanto siamo forti". È l’avvertimento di Haji Othman, l’uomo dell’Isis che i cristiani fuggiti da Mosul descrivono come rappresentante del Califfato per i rapporti con le comunità non musulmane. Othman, in un’intervista telefonica al Corriere della Sera, spiega: "Non abbiamo mai avuto paura degli americani, neppure quando nel passato eravamo più deboli". E ai cristiani che vorrebbero tornare alle loro case di Mosul e nella piana di Ninive dice: "Possono tornare, saranno i benvenuti. Ma a una condizione: che si convertano all’Islam. Allora li accoglieremo da fratelli. Se vogliono restare cristiani, allora devono pagare la Jeziah, una tassa imposta alle minoranze non islamiche". Infine, l’esponente dell’Isis in merito ai crimini contro gli yazidi e alle violenze sessuali sulle donne smentisce: "Sono i media che riportano queste falsità. Sono menzogne. Noi non facciamo queste cose".
Intanto la tensione a Baghdad resta altissima. al-Maliki ha parlato alla tv di Stato e ha accusato il presidente iracheno Fouad Massum di violazione della Costituzione, denunciandolo poi al tribunale federale. Tribunale che ha riconosciuto che il partito di Maliki, lo Stato del Diritto, è il vincitore delle ultime elezioni e ha la maggioranza, e dunque lo stesso Maliki può ottenere nuovamente l’incarico. Il rischo di colpo di Stato è dietro l'angolo.
L’Italia sta valutando un intervento nel nord dell’Iraq minacciato dall’avanzata delle milizie jihadiste dello Stato Islamico. Non un intervento militare vero e proprio, ma un "intervento a sostegno dell’azione militare del governo autonomo" del Kurdistan iracheno. A puntualizzarlo è il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, intervistata da "Radio Anch’io" su RadioUno Rai.
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