Isis, Hollande preme l'acceleratore: "Siamo pronti a un attacco in Siria"

Da domani voli di ricognizione insieme alla coalizione. Chiara la posizione dell'Eliseo: "Con Assad al potere una soluzione è impossibile"

François Hollande in conferenza stampa all'Eliseo
François Hollande in conferenza stampa all'Eliseo

È tornato all'attacco François Hollande, anticipato da indiscrezioni pubblicate ieri dal quotidiano francese Le Monde, che già parlavano della possibilità che i caccia si levassero in volo per colpire in Siria, unendosi agli sforzi della coalizione internazionale contro i jihadisti del sedicente Stato islamico.

Il passo, su cui l'Eliseo sta discutendo seriamente, è ormai una mezza certezza. Alle voci di una riunione sulla pluriennale crisi siriana (Hollande ne avrebbe discusso tre giorni fa con pochi fidati), si aggiungono questa mattina le parole del presidente, che chiarisce che la possibilità di unirsi ai bombardamenti non è affatto remota.

Da domani i caccia dell'Armée de l'air saranno in volo insieme alla coalizione, per giri di ricognizione che serviranno a valutare meglio l'ipotesi di attacchi su obiettivi in Siria. "Vogliamo sapere cosa si prepara contro di noi e cosa si fa contro la popolazione siriana", ha detto il presidente francese, chiarendo ancora una volta quale sia la posizione dell'Eliseo.

"Abbiamo sempre detto che la soluzione non può passare dal mantenimento di Bashar al-Assad al potere in Siria", ha detto Hollande. "Ha sparato sul suo popolo, ha usato armi chimiche, è lui che ha rifiutato ogni discussione". La stessa posizione, forse più netta, che sosteneva ad agosto 2013 in un'intervista a Le Monde, quando l'ipotesi di un attacco sulla Siria era ancora remota.

Comunque l'Eliseo decida di agire, Hollande è chiaro sul fatto che un intervento di terra "sarebbe non conseguente e irrealista" e porterebbe a "trasformare un'operazione in una forza d'occupazione". A Bruxelles, intanto, il responsabile per la politica estera europea, Federica Mogherini, sostiene ci sia "un'unità totale sulla necessità di ricerca di una soluzione politica".

Si discute anche a Londra, dove si punta a portare la questione davanti ai Comuni.

La Gran Bretagna è già impegnata contro l'Isis in Iraq e deve decidere se allargare le operazioni anche allo scenario siriano. E intanto il primo ministro Cameron ha ammesso oggi che due jihadisti inglesi, che in passato avevano minacciato il Paese in un video di propaganda, sono stati uccisi in un attacco in Siria.

@ACortellari

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