Il senatore dell'Alabama Jeff Sessions, 69 anni, sarà il nuovo attorney general (capo del dipartimento della Giustizia Usa) nell'amministrazione Trump. Esponente dell'ala destra del partito repubblicano, il suo nome era circolato anche per la candidatura alla vicepresidenza, ma la scelta era poi ricaduta sul governatore dell'Indiana Mike Pence. Sessions vanta un primato: è stato il primo, fra i senatori, a schierarsi con Trump. Ma la sua nomina fa già discutere: nel 1986 dovette rinunciare alla nomina a giudice federale per un'accusa di razzismo nei confronti degli afroamericani. L'offerta a Sessions è stata formalizzata ieri e il senatore si è messo subito a lavoro con il suo staff per preparare l'annuncio ufficiale.
Fieramente antiabortista, contrario alle nozze gay e agli omosessuali nell'esercito, si è battuto contro la legalizzazione della cannabis, vantandosi di essere un "fan della Dea" (dipartimento antidroga). Se si è avvicinato a Trump è soprattutto per un motivo: la fermezza contro l'immigrazione illegale. Considera prioritario rallentare il flusso migratorio verso gli Usa, e vorrebbe che ai figli dei clandestini nati negli Stati Uniti non venissero riconosciuti diritti.
Le accuse di razzismo
Correva l'anno 1986, piena era Reagan. Il quarantenne Sessions, procuratore dell'Alabama, vuol tentare la scalata. La commissione giustizia del Senato, però, blocca la sua nomina a giudice federale per un motivo piuttosto grave: razzismo. Avrebbe bollato come "una disgrazia per la sua razza" un avvocato bianco che difendeva degli afroamericani. E finì sotto torchio anche perché a un pubblico ministero disse che il Ku Klux Klan era a posto finché non scoprì che fumavano erba. Sessions si difese dicendo che la sua era solo una battuta scherzosa.
Il nuovo capo della Cia, Mike Pompeo
Il Washington Post riporta anche che lo staff di Trump ha offerto al deputato repubblicano del Kansas, Mike Pompeo, la poltrona di capo della Cia. Cinquantadue anni, origini italiane, Pompeo è vicino ai Tea Party ed è entrato alla Camera dal 2011. Laureato in legge ad Harvard, per qualche anno indossò la divisa per l'esercito. Prima di entrare in politica, nelle file del Partito repubblicano, lavorò come avvocato e imprenditore nel settore aerospaziale.
All'inizio della corsa delle primarie repubblicane Pompeo stava con il senatore della Florida Marco Rubio. Poi, però, si è schierato con Trump, da cui pure non ha esitato a prendere le distanze quando scoppiò la polemica per le frasi sessiste.
Sostenuto dalla lobby delle armi (National Rifle Association), Pompeo è contro l'aborto, pratica che vorrebbe mettere fuorilegge tranne che in un caso (quando la madre rischia di morire). Schieratosi contro la chiusura del carcere di Guantanamo, destò scapore quando, dopo aver visitato la prigione, disse che "molti di loro sono ingrassati".
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