I francesi in corto circuito scendono in piazza per difendere il velo islamico. "L'hijab - dicono - è solo un pezzo di tessuto". Ma l'Hijab day, la manifestazione organizzata al Sciences Po contro il premier Manuel Valls che lo vuole vietare nelle università, è molto di più che la classica protesta buonista a favore degli islamici. È forse la dimostrazione plastica di un Occidente incapace di difendere i propri valorie di inchinarsi continuamente alle pretese (anche illiberali) del primo arrivato. Perché il velo integrale è molto più che una tradizione imposta dall'islam. È, per dirlo con le parole di Oriana Fallaci, una "nebbia fitta" che "copre le donne dalla testa ai piedi come un sudario".
Gli studenti della prestigiosa scuola di alti studi politici di Parigi Sciences Po hanno organizzato per oggi una speciale Giornata del velo per "smitizzare" l'uso di quello che a detta dei promotori è "solo un pezzo di tessuto" a cui si attribuisce ben troppa attenzione. Mentre dall'altra parte del Reno la Csu ha proposto l'introduzione di una legge sull'islam per regolare il rapporto con le moschee e con i credenti islamici, la sinistra radical chic se la prende con Valls per essersi detto favorevole a una nuova legge sul divieto del velo all'università, dopo quella già in vigore nelle scuole. A Parigi la prima a levare gli studi è stata Vallaud-Belkacem, "contraria" a un "divieto per legge del foulard". Anche perché, ha puntualizzato in tv, contrariamente alle scuole della Rèpublique dove i simboli religiosi sono vietati per legge, "qui abbiamo a che fare con dei maggiorenni". All'università "c'è una libertà di coscienza, una libertà religiosa, non possiamo imporre gli stessi obblighi. Ricordo anche che i nostri atenei accolgono molti ragazzi stranieri. Che facciamo? Impediamo loro l'accesso?". Il ministro ha comunque tenuto a ricordare che il niqab, che copre interamente il volto, ad eccezione degli occhi, è già vietato dall'ordinamento francese nell'insieme dello spazio pubblico, incluso nelle aule universitarie.
Dopo la politica è toccato alle studentesse radical chic che all'urlo "Volete essere libere? Mettetevi il velo" hanno indossato un hijab per difendere le ragioni dei musulmani. "L'idea è di approcciare la questione del velo con humor", ha spiegato Fatima Elo, presidente e fondatrice dell'associazione "Politiqu'Elles", associazione femminista che sostiene l'iniziativa.
Qualcuno, fortunatamente, non ha mancato di ricordare alle neo femministe che si definiscono "umaniste, femministe, antirazziste, paternaliste": "Alle ragazze di Sciences Po che partecipano allo Hijab day non dimendicate di servire i ragazzi a tavola a mezzogiorno e di mettere dei guanti per stringere le mani".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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