L'Egitto media il cessate il fuoco a Gaza

Morte 25 persone. Tel Aviv non conferma la tregua. E si teme che Hezbollah possa sfruttare questa crisi

L'Egitto media il cessate il fuoco a Gaza

Nella notte di oggi, è stato raggiunto un accordo per una tregua tra Israele e palestinesi. Fondamentale il ruolo dell'Egitto, che ha mediato tra le due fazioni, portando a più miti consigli Hamas. Gli scontri erano iniziati sabato, quando oltre 700 misili sono piovuti sullo Stato ebraico, colpendo le città di Ashdod e Ashkelon. Subito, Tel Aviv a risposto, colpendo 260 siti militari di Hamas, un tunnel che si trovava al confine e un palazzo che ospitava l'intelligence del gruppo palestinese. Il premier Benjamin Netanyahu ha dato istruzioni all'esercito di "continuare i massicci attacchi agli elementi terroristi nella Striscia di Gaza", rafforzando con "carri armati, artiglieria e fanteria" il dispiegamento già esistente alla barriera di separazione. Sono state inoltre schierate la brigata di fanteria Golani e la Settima brigata corazzata.

Tra le vittime dei raid israeliani anche il 34enne Hamed Hamdan al Khodari, che collegava Hamas all'Iran. Secondo le Forze di Difesa israeliane, "le attività finanziarie di Al Khodari hanno contribuito in modo significativo all'avanzamento delle attività terroristiche e al rafforzamento militare dei gruppi terroristici nella Striscia di Gaza".

L'incubo di Israele: un fronte multipo

Come riporta l'Agi, le autorità israeliane temono che Hezbollah possa unirsi all'offensiva lanciata da Hamas e aprire così un ulteriore fronte a nord dello Stato ebraico. Un'opzione non così perergrina, almeno sulla carta. Durante gli ultimi otto anni, infatti, il Partito di Dio ha "sfruttato" la guerra in Siria per sviluppare nuove tecniche di combattimento e nuove armi, oltre che rafforzare i legami con gli ayatollah. Ieri, il partito armato libanese ha condannato l'offensiva israeliana su Gaza, invitando i palestinesi a resistere "per difendere il loro popolo e la loro vita".

È però difficile che Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, possa spingere per un'opzione militare.

Un'iniziativa simile, infatti, provocherebbe la reazione di Israele e ci troveremmo di fronte a uno scenario simile a quello del 2006, quando il rapimento di alcuni militari di Tel Aviv da parte del Partito di Dio scatenò la risposta di Israele che mise il Libano in ginocchio. Uno scenario - questo - che Hezbollah ora non vuole. Anche per non perdere il consenso della popolazione.

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