C'è anche Leila Anwar Ghandour, otto mesi, tra i palestinesi rimasti uccisi ieri nelle proteste al confine con Gaza, nel giorno in cui a Gerusalemme si inaugurava la nuova ambasciata, fatta traslocare da Tel Aviv.
A dare un nome e un volto alla bambina è la stampa palestinese, che racconta come la bimba sia morta dopo avere inalato il gas lacrimogeno sparato dagli israeliani per reprimere la protesta durante la quale 61 persone hanno perso la vita.
Leila è morta questa mattina in ospedale. Un dottore a Gaza, parlando con l'agenzia Associated Press, ha ipotizzato che la bimba avesse una condizione medica pre-esistente, ma non è chiaro se sarà fatta un'autopsia per accertarlo.
Secondo quanto pubblicato nelle ultime ventiquattr'ore da diversi account social palestinesi, la neonata si trovava al sicuro sotto una tenda piantata lontano dalla barriera di sicurezza che divide la Striscia di Gaza e Israele e qui sarebbe rimasta soffocata quando un drone ha lanciato un candelotto lacrimogeno.
Leila Anwar Ghandour è una delle otto vittime minorenni di ieri. Oggi un 51enne, Abdel Nasser Ahmed Ghorab, è stato ucciso a est del campo profughi di al-Bureji, portando a 62 il bilancio totale dei morti.
I fatti di ieri hanno portato a reazioni diplomatiche in diversi Paesi.
Se Belgio, Irlanda e Sudafrica hanno richiamato i propri ambasciatori in Israele per consultazioni, la Turchia ha prima chiesto di tornare in patria temporaneamente ai rappresentati a Tel Aviv e Washington, e oggi ha invitato l'ambasciatore israeliano Eitan Naeh a lasciare temporaneamente il Paese."I responsabili delle vergognose violazioni dei diritti umani dovranno renderne conto", ha dichiarato il responsabile dell'Onu per i diritti umani, Zeid Ra'ad Al Hussein.
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