Libia, spiagge del caos dove gli immigrati ​salpano verso la morte

Dopo la caduta di Gheddafi, la Libia è terra di nessuno: ecco da dove partono i clandestini e dove si sta infiltrando l'Isis. Sostieni il reportage

Libia, spiagge del caos dove gli immigrati ​salpano verso la morte

Un enorme "porto". Qui domina il caos che semina morte e orrore. Qui si creano le condizioni per far partire centinaia di migliaia di africani disperati verso l’Italia. Come quelli morti nei naufragi di questi giorni. La costa della Libia appare così: una terra di nessuno dove l'Onu e le forze regolari del fragile esecutivo riconosciuto a livello internazionale stanno cercando, per ora con scarso successo, di riportare un minimo di dialogo e legalità.

Il caos risale alla caduta del rais Muammar Gheddafi nel 2011. Il paese è guidato da due governi e altrettanti parlamenti che si contendono il potere e, con combattimenti registrati anche nelle ultime settimane, i pozzi petroliferi sul Goldo della Sirte: un esecutivo è sostenuto a Tripoli da milizie islamiste, un altro riconosciuto dalla comunità internazionale e con un suo esercito è a Tobruk. Di fatto un vuoto istituzionale in cui si stanno inserendo formazioni terroristiche come l’Isis e al Qaeda. "Lo Stato Islamico - ha ammonito l’ex premier libico Ali Zeidan - conquisterà un territorio sulle coste del Mediterraneo nel giro di due mesi se l’Occidente non interviene".

Ci sono appena 485 chilometri fra Tripoli e Ragusa. Questa vicinanza dalla Sicilia e il pericolosissimo vuoto di potere fanno sì che il 90% degli sbarchi di clandestini in Italia partano dalla Libia dove la situazione è "drammatica". L'aggettivo è stato usato martedì dal prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento immigrazione del Viminale, annunciando "una primavera decisamente impegnativa" per il possibile arrivo di altre decine di migliaia di disperati in fuga da guerre e fame come già avvenuto l’anno scorso.

Nel rapporto sulla Libia relativo all’anno scorso, che sarà presentato al Consiglio per i diritti umani il mese prossimo, si parla di "crescente disordine e mancanza di legge" acuiti da "una moltitudine di gruppi pesantemente armati in una crisi politica che si aggrava". Il documento, a metà novembre, indicava in 400mila il numero degli sfollati. La stima dei morti solo negli ultimi tredici mesi è di quasi 3.100. In più ci sono le vittime di scontri e eccidi. Una quarantina di teste mozzate sono state trovate nelle ultime ore dall'esercito regolare libico in un campo di addestramento appena strappato a miliziani islamici che per mesi hanno occupato aree di Bengasi, la seconda città del paese.

Le forze speciali dell’esercito di Tobruk, tra cui spicca la figura anche politicamente ambiziosa del generale Khalifa Haftar, hanno riconquistato anche la loro base in

città, una postazione strategica considerata di grande rilevanza. Dimostrazione del fatto che, almeno in queste due situazioni, hanno preso il sopravvento sui jihadisti di Ansar al Sharia legati all'Isis.

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