Libia: una spina nel fianco per l’Egitto

Danni economici e di sicurezza per il Cairo dovuti all’instabilità in Libia. Preoccupazione per le migliaia di cittadini egiziani che risiedono oltre confine. Contro l’IS rafforzati i sistemi di difesa lungo i 1.000 km di frontiera tra i due Paesi

Libia: una spina nel fianco per l’Egitto

La situazione in Libia continua ad essere precaria e al momento, dopo l’ennesimo rifiuto di alcune parti in lotta di aderire al piano di pace dell’ONU, non si riesce a intravedere l’inizio di un percorso che porti alla fine della guerra civile e il ritorno ad una parvenza di normalità.

Gli effetti della guerra civile sono devastanti per i libici e preoccupanti per i suoi vicini. L’Egitto è uno di questi, che di riflesso subisce danni, sia dal punto di vista economico che da quello della sicurezza, dovuti, in particolare, al contrabbando di armi, droga e all’ingresso nel paese di militanti islamici, che vanno a ingrossare le file già consistenti dei gruppi presenti sul territorio nazionale. Soprattutto quelli che combattono nella Penisola del Sinai, diventata rifugio per la criminalità transnazionale e la militanza islamista. Una presenza quella dei militanti dello Stato Islamico che si è palesata anche sulla costa nordafricana, minacciando gli Stati direttamente confinanti. La precaria situazione in Libia incide anche sulle centinaia di migliaia gli egiziani che vivono e lavorano nel paese, anche se non se ne conosce il numero esatto, poiché molti entrano nel paese

illegalmente. Dopo gli attacchi agli egiziani da parte di militanti dell’IS nell’area di Sirte, all’inizio di quest’anno, oltre 45.000 sono fuggiti dal paese rientrando in patria, consapevoli di trovare nient’altro che disoccupazione, mentre gli altri che hanno deciso di rimanere in Libia vivono nell’insicurezza totale. Dal punto di vista militare, tra i due paesi c’è un accordo di cooperazione, firmato nel 2013, che prevede la collaborazione in materia di formazione, scambio di esperienze, nella lotta contro

l'immigrazione clandestina, nelle operazioni contro la pesca illegale e contro il traffico di droga.Oltre a questo l’Egitto supporta le forze regolari libiche sotto il comando del Generale Haftar e nel mese di febbraio di quest’anno, a seguito della decapitazione di 20 copti egiziani nell’area di Sirte, rivendicate dagli affiliati dell’IS, ha lanciato attacchi aerei sulla città di Derna, nota per essere una roccaforte islamista. Per l’Egitto, il ritardo nel raggiungere un accordo politico tra le parti in conflitto per porre fine alla guerra civile, è fonte di grande ansia, preoccupato sia per il gran numero di cittadini egiziani presenti in Libia sia a causa del confine poroso tra i due paesi.

In questi ultimi anni, il confine egiziano-libico, lungo 1.000 km, ha rappresentato sempre una minaccia significativa alla sicurezza egiziana in quanto spesso utilizzato per il contrabbando di armi, droga, il passaggio di militanti di gruppi islamisti in Egitto e l’immigrazione illegale in Libia. Il lato egiziano del confine è una zona altamente militarizzata, ma è indubbiamente difficile da controllare visto l’infinita lunghezza.

Secondo quanto apparso sulla rivista online Defense News, alla fine dello scorso luglio, l’Egitto avrebbe chiesto alla “Defense Security Cooperation Agency (DSCA), del Pentagono, un sistema in grado rafforzare le capacità di difesa lungo i confini. Gli Stati Uniti forniranno un sistema di sicurezza mobile per la sorveglianza, tra cui torri di sorveglianza con sensori, sistemi di comando e controllo, e un sistema di comando e controllo regionale per monitorare tutto il confine con la Libia. Il sistema sarebbe destinato alle Forze delle guardie di frontiera egiziane, che attualmente mancano di qualsiasi capacità di rilevamento a distanza lungo le aree non sorvegliate.

Ma probabilmente il modo migliore per contrastare il transito dei militanti dell’IS è andare alla radice del problema e l’Egitto, in attesa del tanto desiderato e auspicabile accordo tra le varie fazioni libiche, appare, oggi, uno dei pochi paesi, sulla scena internazionale, determinato ad adottare misure anche sul campo.


Elvio Rotondo
Country Analyst del think tank “Il Nodo di Gordio”
www.NododiGordio.org

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica