Karim Cheurfi scende da una Audi 80 e apre il fuoco su agenti di polizia a colpi di kalashnikov. Uno muore, altri due rimangono feriti e vengono portati d'urgenza in ospedale. Durante la sparatoria l'assalitore viene ucciso. Sono le otto di sera e siamo sugli Champs Elysees. Molti passeggiano, qualcuno esce dai negozi. La zona viene evacuata, decine di auto della polizia bloccano il viale. Accanto al cadavere del terrorista gli investigatori trovano un messaggio di sostegno all'Isis. Per l'ennesima volta la Francia viene ferita a sangue da un islamico, per di più radicalizzato noto ai servizi segreti francesi.
La scia di sangue in Francia
"Sono venuto fuori dal negozio Sephora e stavo camminando nei pressi di una Audi 80 parcheggiata. Un uomo ne è uscito e ha aperto il fuoco con un kalashnikov su un poliziotto", racconta un testimone alla Reuters. "Il poliziotto è caduto a terra - aggiunge - ho sentito sei spari, ero spaventato. Ho una bambina di due anni, e ho pensato che sarei morto. Ha sparato direttamente verso il poliziotto". Subito dopo l'attacco, tempestivamente rivendicato dallo Stato islamico, Francois Hollande convoca un Consiglio di difesa. Per l'inquilino dell'Eliseo è la sesta volta da quando è presidente. Fa impressione elencarle: gennaio 2015, la redazione di Charlie Hebdo e l'alimentari ebraico Hypercacher; novembre 2015, lo Stade de France e il Bataclan; 14 luglio 2016, il camion a Nizza; 26 luglio 2016, a Rouen un prete viene sgozzato mentre celebra la Santa Messa; 3 febbraio 2017, un uomo armato di machete attacca un gruppo di soldati nei pressi del Louvre. "Mi rivolgo - dice guardando le telecamere - ai cittadini: sono protetti, devono esserlo e lo saranno".
Il giallo della rivendicazione
Al di là delle frasi di circostanza di Hollande, quel che emerge dall'ennesimo attacco islamista è l'incapacità dei servizi segreti francesi a proteggere il Paese dalla follia omicida di soggetti radicalizzati e, quindi, pericolosi. Gli inquirenti sono, infatti, convinti che Karim avesse un complice. Il nome di Abu Yousif al Belgiki viene espressamente fatto dallo Stato islamico nella rivendicazione. Un altro islamico radicalizzato, arrivato in Francia dal Belgio, era già conosciuto agli 007 del Dgse. Lo avevano schedato con la lettera "S" che indica gli islamici che si sono radicalizzati e che, quindi, potrebbero perpetrare attentati terroristici. All'indomani dell'attacco, mentre la polizia francese ferma tre parenti di Karim Cheurfi, il presunto complice si presenta in un commissariato di Anversa per scagionarsi.
Il profilo di Karim Cheurfi
I contorni dell'attacco, insomma, sono piuttosto oscuri. Sulla base dei documenti trovati nella vecchia Audi A4 color argento, da cui è partito l'attacco alla camionetta della polizia e sulla quale sono stati trovati un fucile da caccia e armi bianche, tra cui un coltello da cucina, Karim Cheurfi sarebbe nato il 31 dicembre 1977 a Livry-Gargan a Seine-Saint-Denis e vivrebbe a Chelles, nelle vicinanze di Parigi. Molto prima dell'attentato di ieri sera, il 39enne aveva dimostrato, lontano da qualsiasi contesto terroristico, odio e risentimento contro le forze di sicurezza. L'episoio risale al 6 aprile del 2001. Quel giorno, appena 23enne e già noto alla polizia per piccoli reati, era stato sorpreso a guidare una vettura rubata a Roissy-en -Brie. Nel tentativo di fuggire si era schiantato contro un'altra vettura, sulla quale viaggiavano un giovane poliziotto e il fratello minore. Incuriositi dalla targa che sembrava falsa, i due uomini avevano seguito l'auto che, dopo aver sbandato, era finita in un fosso. A quel punto era scattato il conflitto a fuoco, in cui era rimasto ferito l'agente, mentre Cheurfi veniva arrestato. Due giorni dopo, l'8 aprile, mentre si trovava in stato di fermo in commissariato, era riuscito a sottrarre una pistola a un poliziotto e a sparargli, ferendolo gravemente.
Pericoloso ma in libertà
Il 9 aprile Karim Cheurfi veniva incriminato per tentato omicidio e nel 2003 condannato a 20 anni di reclusione, ridotti a 15 anni in appello nel 2005.
Dodici anni dopo, troviamo l'uomo a Chelles (Seine-et-Marne), dove si dedica ufficialmente alla vendita di capi di abbigliamento in un mercato. Continuando ad odiare la polizia. Il 23 febbraio scorso era tornato a minacciare la polizia ma, anche in questo caso, era stato rilasciato per mancanza di prove il giorno dopo. Fino all'attacco di ieri sera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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