L'Italia entra in guerra. I nostri tornado si preparano a bombardare le zone dell’Iraq selezionate di comune accordo con il comando americano. Come annuncia il Corriere della Sera, l'incarico arriverà già nelle prossime ore. Cambia così la partecipazione alla coalizione occidentale contro i tagliagole dello Stato islamico. Fino a oggi, infatti, la nostra Aeronautica si limitava a semplici giri di ricognizione in quella che è ormai una vera e propria guerra.
L'impiego delle forze italiane in Siria risale ormai a un anno fa quando vennero spediti quattro tornado del Sesto stormo di Ghedi, un aereo-cisterna KC767 e alcuni droni Predator disarmati in una base aerea in Kuwait. Oltre ai mezzi aerei Roma inviò 140 uomini (soprattutto piloti e personale di supporto) e inviò armi ai peshmerga curdi che, da quando Mosul è caduta in mano ai jihadisti del Califfato, erano le uniche forze di terra a combattere l'Isis. Il governo Renzi ha deciso di cambiare le regole d'ingaggio passando così dal semplice addestramento ai bombardamenti. "I tornado, configurati inizialmente per la ricognizione e la 'illuminazione' degli obbiettivi - si legge sul Corriere della Sera - assumeranno le loro piene caratteristiche di cacciabombardieri e dunque colpiranno direttamente i bersagli individuati in base alle nuove regole di ingaggio".
L'Italia non è l'unico Paese dell'Unione europea a bombardare i territori dello Stato islamico. Da alcune settimane la Francia sta già colpendo la Siria, mentre la Gran Bretagna sta ancora aspettando il via libera del parlamento. I nostri tornado, però, non prenderanno di mira i territori dell'Isis in Siria. "Il governo iracheno ci ha chiesto di intervenire e anche di bombardare - spiega una fonte al Corriere della Sera - mentre il governo siriano, piaccia o non piaccia, ha rivolto questa richiesta soltanto alla Russia". In Iraq i tagliagole del califfo Abu Bakr al Baghdadi hanno occupato l'intera area di confine con la Siria e la provincia di Anbar che si trova a pochi chilometri dalla capitale Bagdad.
I primi raid potrebbero colpire in queste due aree, ma il ministero della Difesa ha subito precisato che "sono solo ipotesi da valutare assieme agli alleati e non decisioni prese che, in ogni caso, dovranno passare dal parlamento", aggiungendo in serata che si sta pensando a un nuovo utilizzo per i nostri velivoli che già si trovano nell'area. Lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato la necessità di una collaborazione di tutti: "Iniziative unilaterali non riescono a risolvere ed affrontare adeguatamente il problema".
Ed è anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a parlare di una "situazione aperta", aggiungendo che "c'è una discussione tra gli alleati sul modo migliore per partecipare all’operazione ma una cosa è certa l’Italia non ha preso nuove decisioni
sull’utilizzo dei nostri aerei e se dovesse prenderle il governo non lo farebbe di nascosto ma coinvolgerebbe come è ovvio e doveroso il parlamento". Un messaggio che raffredda le voglie di Matteo Renzi di andare a fare la guerra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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