"Non dormo e non mangio da giorni, è stato travolgente." Paola Tommasi ha ancora la voce rotta dall'emozione quando racconta della notte elettorale vissuta fianco a fianco con Donald Trump nell'hotel Hilton di New York City. L'economista italiana diventata osservatrice della campagna elettorale del neo presidente Usa racconta in diretta la cronaca di una nottata e di una vittoria storiche per il tycoon newyorkese che a dispetto di tutti i pronostici è riuscito a conquistare la Casa Bianca.
"Alle 22 americane un take la Cnn diceva che la Clinton stava limando il discorso della vittoria - racconta - Ci eravamo allontanati per un giro di interviste , quando siamo tornati si era ribaltato il mondo."
Come ha trascorso la notte elettorale?
"Ho fatto un collegamento con TgCom, ma seguivo la Cnn e altre tv americane. Ho passato la sera a fare i conti dei grandi elettori di ogni Stato. Sembrava un gioco di matematica."
Qual è stata la strategia vincente?
"Il piano A era quello di vincere gli Stati in bilico, i cosiddetti swing States. Se non ci fossimo riusciti, avremmo puntato agli Stati tradizionalmente democratici, come quelli del Midwest. Siamo riusciti a raggiungere entrambi gli obiettivi."
Il momento più drammatico?
"Quando ho visto che inizialmente l'Ohio era assegnato alla Clinton ho pensato che avremmo perso. Un momento di grande emozione lo abbiamo vissuto con lo spoglio dei voti della Florida: al 95% dei seggi scrutinati il conteggio si è fermato per moltissimo tempo, tutti ci domandavamo perché. Nel frattempo è arrivata la notizia della vittoria in Ohio e abbiamo capito che ce l'avremmo fatta. Ma il momento più bello l'ho vissuto alla fine."
Cosa è successo?
"Quando avevamo ottenuto 254 delegati e mancava solo l'ufficialità eravamo tutti ad aspettare Trump. Partivano i cori... 'Call the race, chiama la vittoria'. C'era un grande clima di festa."
Trump in che stato d'animo era?
"Era felice ma al tempo stesso sorpreso, più che euforico. Nel discorso ha tenuto la voce molto bassa e tutti hanno pensato che volesse calmare le acque, ma secondo me era solo stanco per il grandissimo sforzo del rush finale."
Come cambieranno gli Usa da oggi?
"Non sarà un cambiamento traumatico. Bisognerebbe chiedersi piuttosto come cambierà l'Europa. I leader europei sono stati sempre deboli e indecisi dallo scoppio della crisi. Che faranno davanti a un presidente determinato come Trump? Soccombono o hanno un guizzo e rilanciano? Questa è una buona opportunità per l'Europa, come lo era quella della Brexit, che però non è stata colta."
Quale sarà la squadra di governo?
"Difficile dirlo. Secondo me verranno premiati gli uomini che più gli sono stati fedeli durante la campagna elettorale, come il governatore del New Jersey Chris Christie o l'ex candidato alle primarie repubblicane Ben Carson. Anche il vicepresidente ha fatto davvero un gran lavoro. E pure il generale Finn potrebbe avere un ruolo."
Ci sarà un posto per Rudy Giuliani?
"A mio parere Giuliani non avrà un ruolo nell'amministrazione, agli Interni o alla Difesa, ma avrà comunque un grande ruolo di strategia e di grande influenza."
Resta il nodo dei rapporti con il Partito repubblicano, che non gli è sempre stato leale...
"Ci sarà molta gente nuova, molto ricambio: Trump non darà opportunità al sottobosco repubblicano che era pronto a ritirargli l'appoggio appena scendeva nei sondaggi. Paul Ryan ad esempio sarà riconfermato speaker e non se lo meriterebbe. È stato ambiguo, ritirando l'endorsement quando Trump sembrava più debole."
Lei continuerà a lavorare con Trump?
"Sinceramente credo che comunque tornerò al mio solito lavoro. Ma non nascondo che mi piacerebbe assistere alla cerimonia d'insediamento."
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