In questi giorni, l’Onu ha duramente criticato la legge francese che vieta alle donne di indossare il velo tradizionale islamico nei luoghi pubblici. Secondo il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la restrizione sarebbe incompatibile con la normativa internazionale sulle libertà fondamentali degli individui, in quanto impedirebbe alle donne musulmane di manifestare la rispettiva appartenenza religiosa. Il responso sfavorevole alla Francia è stato emesso dal Consiglio al termine di un procedimento avviato sulla base delle denunce presentate a tale organo nel 2016 da due cittadine transalpine di fede musulmana. L’interdizione del niqāb nei luoghi pubblici è stata introdotta Oltralpe nel 2010 per iniziativa del presidente Nicolas Sarkozy e nel 2014 è stata considerata “legittima” dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. La normativa incriminata punisce con una sanzione di 150 euro ogni violazione del divieto.
Il Consiglio, in una raccomandazione indirizzata al governo transalpino, ha giudicato le norme varate nel 2010 “incompatibili” con la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, redatta dalla stessa Onu nel 1966. Il divieto vigente in Francia costituirebbe infatti una violazione degli articoli della Convenzione relativi alla libertà di religione: “Il Consiglio ritiene che le disposizioni penali miranti a interdire alle donne di indossare il niqāb negli spazi pubblici pregiudichino in maniera sproporzionata l’effettivo esercizio, da parte dei singoli, della libertà di manifestare la rispettiva appartenenza religiosa. Il divieto, imposto nel 2010 dal governo francese con l’intento di difendere la dignità delle donne musulmane, rischia inoltre, paradossalmente, di ostacolare il cammino di queste ultime verso una maggiore integrazione sociale.”
Ad avviso dell’organo Onu, istituito appositamente per monitorare il rispetto della Convenzione del 1966 da parte degli Stati firmatari, le autorità di Parigi non avrebbero fornito spiegazioni sufficienti a evidenziare un nesso tra l’introduzione del provvedimento restrittivo e un “significativo rafforzamento” della sicurezza nazionale: “Il Consiglio, nonostante le numerose giustificazioni fornite dalla Francia circa il mantenimento in vigore del divieto, continua a non comprendere come la messa al bando del niqāb dai luoghi pubblici possa costituire un valido strumento nel quadro del rafforzamento della sicurezza pubblica e della prevenzione del terrorismo.” L’organo Onu ha quindi esortato Parigi a “rivedere” la normativa incriminata, al fine di renderla maggiormente aderente ai principi ispiratori della Convenzione del 1966. L’istituzione internazionale non ha però il potere di adottare provvedimenti vincolanti. Di conseguenza, le modifiche legislative sollecitate da quest’ultima potranno vedere la luce esclusivamente grazie alla volontà di Parigi di conformarsi al verdetto.
Lo stesso Consiglio, in una nota, ha comunque precisato che il recente responso sfavorevole alla Francia non rappresenterebbe affatto un “attacco al concetto di laicità”.Oltre alla Francia, i Paesi europei nei quali vige il divieto di indossare il velo islamico nei luoghi pubblici sono attualmente la Danimarca, l’Austria, il Belgio, l’Olanda, la Bulgaria e la Svizzera.
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