"L'Ue come l'Urss". Polemiche per le parole del Ministro britannico

Critiche nei confronti dell’esponente del governo May sono state espresse non solo dalle istituzioni europee, ma anche da diversi diplomatici britannici in pensione

"L'Ue come l'Urss". Polemiche per le parole del Ministro britannico

Jeremy Hunt, Ministro degli Esteri del Regno Unito, si è attirato numerose critiche per avere paragonato l’Unione europea all’Urss. Il duro attacco verbale alle autorità di Bruxelles, accusate di volere “punire” i Britannici per avere scelto la Brexit, è stato lanciato da Hunt durante il congresso del Partito conservatore, attualmente in corso a Birmingham. Secondo gli analisti politici, il Ministro avrebbe deciso di ricorrere a una retorica anti-Ue per accattivarsi la fazione degli “hard brexiteers”, in vista delle prossime elezioni primarie per la leadership dei tory.

Intervenendo al congresso dei conservatori, l’esponente del governo May ha attaccato l’“atteggiamento punitivo” riservato dalla Commissione europea alla delegazione britannica nel corso dei negoziati sulla Brexit. Ad avviso di Hunt, Bruxelles starebbe cercando di vanificare l’esito del referendum svoltosi nel 2016, ricorrendo a “intimidazioni di ogni sorta” pur di ostacolare l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione. Egli ha tuonato: “Che fine hanno fatto gli ideali alla base del sogno europeo? L’Ue è nata al fine di difendere il sacro valore della libertà. Impedendo ai propri popoli di decidere in autonomia il loro destino, l’Unione europea assume lo stesso atteggiamento che ha tristemente caratterizzato l’Unione sovietica. Era quest’ultima che negava alla propria gente il diritto di correre verso orizzonti di libertà.”

Il Ministro, ex avversario della Brexit, ha evidenziato con grande enfasi il fatto che l’Ue si starebbe trasformando in una “prigione”: “La storia dell’Urss ci ha insegnato questo: se l’Unione europea si trasforma in una prigione, il desiderio di uscirne non si spegnerà. Al contrario, sempre più prigionieri cercheranno di scappare, pur di riconquistare la libertà perduta.” Hunt ha poi stabilito un parallelo tra l’attuale “battaglia” condotta dal governo May contro la Commissione Juncker e la sfida lanciata quasi trent’anni fa da Margaret Thatcher all’eccessivo potere delle istituzioni europee: “È naturale che l’Ue cerchi di preservare la propria coesione interna. Tuttavia, Bruxelles non può affrontare la questione della Brexit ricorrendo esclusivamente a minacce e pressioni nei confronti del governo del Regno Unito. Se le istituzioni europee continueranno, a suon di intimidazioni, a ostacolare l’iter per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, noi allora risponderemo con la stessa fierezza e determinazione dimostrate in passato da Margaret Thatcher.”

L’esponente dell’esecutivo May ha concluso il suo intervento lanciando ai Capi di Stato dei Paesi Ue un avvertimento: “Lasciatemi dire un’ultima parola riguardo ai negoziati per la Brexit. Intendo rivolgermi direttamente ai Paesi che vogliono infliggere alla nostra nazione un trattamento punitivo. È un errore madornale considerare la pacatezza dei negoziatori britannici come la prova della debolezza delle nostre istituzioni. Se questi Paesi metteranno nell’angolo la Gran Bretagna, noi allora inizieremo a combattere.”

Le parole di Hunt hanno scatenato la reazione immediata delle massime cariche dell’Unione. Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo nonché campione della lotta per l’indipendenza della Polonia dal giogo sovietico, ha infatti definito “scioccante e incomprensibile” l’intervento dell’esponente tory. Quest’ultimo è stato criticato anche da diversi diplomatici britannici in pensione. Ad esempio, Lord Ricketts, ex Sottosegretario permanente del Foreign Office, ha etichettato come “spazzatura” le dichiarazioni del Ministro.

Anche Simon Fraser, successore di Lord Ricketts alla guida della struttura amministrativa del dicastero, ha condannato le esternazioni del politico tory. Ad avviso dell’ex ambasciatore, Hunt, paragonando l’Ue all’Urss, avrebbe dimostrato una “scioccante irresponsabilità”.

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