E così, oggi, potrebbe essere l'ultimo giorno da uomo libero per Inacio Lula da Silva, l'ex presidente del Brasile che ora rischia di essere incarcerato. Nella tarda notte brasiliana, infatti, la Corte suprema ha negato la richiesta (sei voti contro cinque) di "habeas corpus" fatta dal politico.
Lula, che avrebbe dovuto correre alle elezioni che si terranno ad ottobre, deve scontare una pena di 12 anni di cacere per aver ricevuto un appartamento con vista sul mare da un'impresa di costruzioni, in cambio di favori per l'ottenimento di appalti. Un 'accusa che l'ex presidente (che ha governato il Brasile dal 2003 al 2010) ha sempre rispedito al mittente parlando di un complotto per impedirgli il terzo mandato.
Il partito di Lula
La sentenza della Corte suprema ha, come ovvio, infiammato gli animi in Brasile. Il Partito dei Lavoratori brasiliano (Pt), su Twitter, ha parlato di violenza contro l'ex presidente: "La nostra Costituzione è stata strappata da chi dovrebbe difenderla e la maggioranza dalla Corte Suprema ha sancito un'altra violenza contro il leader più popolare del paese, l'ex presidente Lula".
Sempre l'account Twitter del Partito dei Lavoratori ha scritto: "È un giorno tragico per la democrazia e per il Brasile. Non c'è giustizia in questa decisione. Vi è una combinazione di interessi politici ed economici, contro il paese e la sua sovranità, contro il processo democratico, contro il popolo brasiliano".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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