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Michigan, schiaffo di Sanders a Hillary. A Trump tre Stati su quattro

Trump sbaraglia la concorrenza alle primarie repubblicane in Michigan, Mississippi e Hawaii, Ted Cruz si aggiudica l'Idaho. La Clinton trionfa nello stato della magnolia ma arranca in Michigan contro Bernie Sanders che vince con due punti di vantaggio e riapre la partita per la nomination democratica

Michigan, schiaffo di Sanders a Hillary. A Trump tre Stati su quattro

La vera sorpresa è la vittoria di Bernie Sanders nel Michigan. Il candidato ultraliberal batte Hillary Clinton per una manciata di voti, al contrario di quanto previsto dai sondaggi. Un risultato che conferma la fragilità dell'ex segretaria di Stato. La vittoria del senatore liberal giunge dopo uno spoglio al cardiopalma (50% contro 48%). Quello del Michigan non era un voto come gli altri: dilaniato dalla crisi, è stato il "banco di prova" per il salvataggio dell'industria dell'auto voluto da Obama, su cui i candidati democratici si erano scontrati duramente nell'ultimo dibattito in diretta tv. Eppure i democratici hanno scelto il "cambiamento", identificandolo con Sanders. Ancora una volta il voto dei giovani è con lui (fino all'81% secondo i primi calcoli). Ed è passata con lui anche parte di quell'elettorato working class che invece, si pensava, sarebbe rimasta fedele ad Hillary.

"E' stata una notte fantastica in Michigan - commenta Sanders da Miami -. Voglio ringraziare la gente che ha smentito gli exit poll e tutti coloro che dicevano che non sarei andato da nessuna parte. Questa notte è stata di enorme successo - ha sottolineato - la rivoluzione politica della campagna Bernie Sanders è forte in tutto il Paese". Hillary si impone nettamente in Mississippi: 83% contro il 17%. Questo dato conferma, senza ombra di tutto, che l'elettorato afroamericano è tutto con lei. La corsa democratica ora vede in testa Hillary con 760 delegati, contro i 546 di Sanders (per vincere ne servono 2.383).

Nessuna sorpresa, invece, sul fronte repubblicano, dove Donald Trump vince in Michigan e Mississippi e continua la propria marcia trionfale, in attesa della decisiva tappa del 15 marzo. In Michigan il miliardario si impone con il 37% dei voti, davanti a Cruz (25%), Kasich (24%) e Rubio (9%). In Mississippi, invece, Trump vince con un più rotondo 47%, davanti a Cruz (36%), Kasich (9%) e Rubio (5%). Spostandosi più a Ovest, nell'Idaho, arriva la netta affermazione di Cruz (44%), davanti a Trump (28%), Rubio (17%) e Kasich (7%). Trump vince anche alle Hawaii (42,4%), davanti a Cruz (33%), Rubio (13%) e Kasich (11%).

Il dato conferma che nel partito repubblicano la corsa è a due: Trump e Cruz. Il primo guida con 458 delegati, il secondo ne ha 359. Rubio, che stanotte non ne ha conquistato nemmeno uno, è fermo a quota 151, Kasich è ancora più indietro, a 54. Per ottenere la nomination ne occorrono 1.237. Al partito degli anti-Trump resta un'unica chance, la prossima settimana, quando si voterà nella Florida di Rubio e nello stato governato da John Kasich, l'Ohio: per fermare la corsa del tycoon newyorchese è necessario vincere in questi due Stati. Solo così si potrà "sperare" di rinviare la decisione sulla nomination alla convention di luglio.

Donald Trump approfitta dello scivolone di Hillary per attaccarla: "Con lei non ho ancora cominciato ma Hillary sarà molto facile da battere. E' un candidato difettoso, molto difettoso - dice a Jupiter, in Florida -. Mi piace portare a termine le cose", dice riferendosi al fatto di voler prima di tutto ottenere la nomination del partito. Nel suo suo lungo intervento, durato quasi un'ora, ha assicurato di poter essere "il più presidenziale di tutti" ma di ritenere che la gente sia "stufa del politicamente corretto". Come di consueto, ha preso di mira i rivali per i loro "inutili" tentativi di fermare la sua corsa verso la Casa Bianca ringraziando le loro "lobby e i loro interessi speciali" perché, non volendo, lo stanno favorendo. "Chi mi attacca precipita - avverte il tycoon newyorchese -. Abbiamo cominciato in 17 (gli sfidanti iniziali nel Gop, ndr) e ora siamo rimasti in quattro. Mi hanno malignamente attaccato e sono tutti caduti. Ted Cruz continua a dire di essere l'unico in grado di battermi ma ha vinto solo quattro volte mentre noi 13 o 14". Quanto a Rubio, "è diventato ostile" ma "l'ostilità non funziona per tutti e per lui non ha funzionato". Trump ricorda poi di "avere più soldi di tutti gli altri candidati messi insieme, moltiplicati per 20". Alle sue spalle un ricco dsiplay di prodotti "Trump": bistecche, vino, acqua. "Qui abbiamo bistecche Trump, magazine Trump. Sulla Trump University aspettiamo di vincere la causa... mentre ho venduto una compagnia aerea - ricorda - perché ho fatto un buon affare".

Hillary Clinton parla da Cleveland (Ohio), dove si voterà il 15 marzo. E' amareggiata per i risultati del Michigan, ma non lo dà a vedere. Tutto il suo tempo lo impiega nell'attaccare i repubblicani.

"Mentre la retorica scende sempre più in basso, la posta in gioco in queste elezioni diventa sempre più alta. La corsa per la presidenza non dovrebbe essere fatta di insulti bensì di risultati". Le sue parole, però, in tv vengono quasi totalmente oscurate dal contemporaneo intervento di Trump che tiene banco per oltre un'ora.

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