Migranti, Erdogan tira la corda e alza il prezzo dell'accordo

A Bruxelles vertice sull'immigrazione. Erdogan chiede più soldi, un'accelerazione del processo di adesione all'Ue e visti più veloci

Migranti, Erdogan tira la corda e alza il prezzo dell'accordo

La bomba immigrazione lanciata nel cuore di un'Europa debole e divisa. All'ultimo minuto Recep Tayyip Erdoğan ha avanzato richieste pesantissime per sottoscrivere l'accordo con l'Unione europea. Oltre ai tre miliardi già previsti il presidente turco vuole ulteriori finanziamenti e maggiori garanzie politiche che minacciano di far deragliare l'intesa per ridurre il flusso dei migranti verso l'Europa. Secondo il Financial Times, Ankara avrebbe chiesto ai leader europei un accesso più veloce ai visti Schengen per i cittadini turchi e un processo accelerato per la sua richiesta di adesione all'Unione europea.

"Questo è il secondo vertice Ue-Turchia in tre mesi. Questo dimostra quanto è indispensabile la Turchia per l'Ue e l'Ue per la Turchia". Ad alzare la posta in gioco, prima ancora che inizi il vertice, è Ahmet Davutoglu mettendo nero su bianco la disponibilità della Turchia a diventare un membro dell'Ue. Una rischiesta più che un auspicio che carica il braccio di ferro sull'immigrazione di un ulteriore peso. Anche perché l'interlocutore con cui si trova a trattare, l'Europa, è sempre più diviso. Da una parte i quattro Paesi del gruppo di Visegrad (Repubblica ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia) fanno fronte comune per difendere i propri confini, dall'altra Germania e Francia si ergono a paladine della libera circolazione. E, se il premier ungherese Viktor Orban nega "qualunque tipo di concessione", il cancelliere austriaco Werner Faymann vuole la chiusura totale della rotta balcanica: "Più chiaramente saremo contro, tanto meglio". Che, però, sia Erdogan ad avere il coltello dalla parte del manico lo riconosce la stessa Angela Merkel. "Abbiamo bisogno di una soluzione sostenibile che concretizzi la sicurezza delle frontiere esterne, pre requisito per Schengen - spiega la cancelliera - per il confine marittimo, l'unica possibilità è la Turchia".

Ankara sa bene di avere un ruolo fondamentale nella gestione dell'emergenza immigrazione. Da mesi apre e chiude le proprie frontiere per minacciare l'Occidente e per far entrare e uscire immigrati, profughi e persino foreign fighter. Eppure i leader europei sono inginocchiati al capezzale di Erdogan. Che minaccia: "Abbiamo salvato quasi 100mila rifugiati nel Mediterraneo orientale, ma l'Ue deve ancora darci i 3 miliardi di euro promessi quattro mesi fa". Adesso Davutoglu ha presentato una nuova proposta. "Non siamo qui per parlare solo di migranti - avverte il premier turco - naturalmente il processo di ingresso della Turchia in Ue è è un tema per noi qui". Secondo una fonte Reuters, gli sherpa turchi avrebbero chiesto a quelli europei altri 17 miliardi di euro, oltre ai 3 miliardi già stanziati, per fronteggiare l'emergenza. Una richiesta che difficilmente sarà evasa da Bruxelles. Tanto che in conferenza stampa il presidente dell'Europarlamento Martin Schulz ha parlato solo di altri 3 miliardi, per un totale di 6 miliardi di euro. In cambio la Turchia offre di riprendere tutti gli immigrati che illegalmente hanno raggiunto l'Europa da una certa data in poi (e non in modo retroattivo). Per ogni profugo siriano riammesso gli Stati Ue ne dovranno, però, accogliere uno legale dalla Turchia.

Aldilà della richiesta economica, a preoccupare gli Stati Ue dovrebbero essere le richieste politiche di Ankara. E tra queste, in modo particolare, l'apertura di nuovi capitoli del processo di adesione all'Unione europea.

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