I numeri sugli arrivi dei migranti parlano chiaro: dal giorno del fallito colpo di Stato in Turchia, il 15 luglio, il numero di profughi arrivati in Grecia dalla penisola anatolica è raddoppiato.
1170 persone hanno attraversato il braccio di mare che separa le coste turche dalle isole egee della Grecia in appena due settimane, contro i 560 dei quindici giorni precedenti. Un'impennata che non si può spiegare semplicemente con l'avanzare della bella stagione. Soprattutto alla luce del fatto che anche le autorità bulgare hanno fatto sapere che nell'ultima settimana più di cinquecento migranti hanno attraversato la frontiera con la Turchia.
Alle prese con le difficili conseguenze del tentato golpe, il presidente turco Recep Tayipp Erdogan è consapevole di trovarsi di fronte a giorni difficili sul fronte internazionale. I rivolgimenti interni, con l'ondata di arresti e purghe, hanno offerto l'occasione di una serie di colpi di mano per assicurarsi sempre maggior potere: all'estero, però, le cancellerie occidentali condannano, almeno a parole e con somma prudenza, gli "eccessi" nella repressione del dissenso.
E delle poche carte che Erdogan sa di poter giocare con successo c'è senza alcun dubbio quella dei migranti: oltre due milioni di disperati affollano i campi sparsi in tutta la penisola e migliaia premono ai confini terrestri e marittimi con l'Unione Europea.
In una recente intervista con il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha lanciato un ultimatum chiarissimo alle tremebonde autorità europee: o Bruxelles concederà la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi, o salta tutto l'accordo sui migranti architettato a partire da marzo. Gli effetti sarebbero esiziali sia in caso di bocciatura che di successo di questo accordo.
"Anche se la Ue dovesse rivelarsi debole pure in questa circostanza - ha scritto recentemente la corrispondente da Istanbul per La Stampa Marta Ottaviani - i siriani rischiamo di prenderceli lo stesso, visto che il governo turco è pronto a concedere 350mila passaporti e non voglio immaginare con che criterio verranno scelti. Senza contare le centinaia di persone che Daesh ha infiltrato nel Paese."
Insomma: se la Ue concede la liberalizzazione dei visti, perde la poca autorevolezza e forza contrattuale che ancora conservava, esponendosi al rischio di un'immigrazione legalizzata ma incontrollata.
Se l'accordo sui visti salta, nella migliore delle ipotesi Erdogan riaprirà i cancelli del mar Egeo, riportando in Europa le migrazioni bibliche dello scorso settembre. Solo che questa volta il fiume di persone si dirigerà verso un continente già lacerato dalle tensioni sociali portate dall'arrivo di un milione di disperati in tempi brevissimi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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