La Polonia si chiama fuori dalla redistribuzione dei migranti che vorrebbe l'Europa. Perché il governo di Varsavia accoglie solo chi condivide, con i polacchi, lingua, tradizioni e cultura. A dirlo, mandando un chiaro messaggio agli alti papaveri dell'Ue, è Anna Maria Anders, la nuova ambasciatrice polacca a Roma.
Intervistata da La Stampa, la diplomatica spiega: "L'Ue vuole la redistribuzione, ma noi non cambiamo il nostro punto di vista. Varsavia fa già tantissimo. In Polonia ci sono due milioni di ucraini di cui tanti fuggiti da zone di guerra. E si integrano bene, condividono in parte la lingua, le tradizioni, la cultura".
Insomma, il messaggio è chiaro: Patto di Malta e politica delle quote? No grazie. L'anders tiene il punto e motiva la linea del suo Paese: "Il ruolo del cristianesimo è un collante della nazione polacca. E questo deve essere rispettato. Per quasi mezzo secolo non abbiamo avuto la possibilità di mostrare le nostre bandiere, di manifestare liberamente, di cantare i nostri slogan e l'inno. Ora abbiamo la libertà di farlo e non è possibile essere liquidati come nazionalisti solo perché sveliamo con orgoglio la nostra identità".
Dunque, l'ambasciatrice ha parlato anche dei rapporti con Roma: "L'Italia è il nostro terzo partner economico in Europa, ci sono mille
industrie che investono in Polonia". E sull’esecutivo giallorosso l'Anders rimane cauta, per non dire cautissima: "Il nuovo governo italiano resta un punto interrogativo, vedremo fra sei mesi e valuteremo…".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.