È una notte dolcissima quella di Hillary Clinton e Donald Trump dopo il netto trionfo nelle primarie dello Stato di New York. Trump si impone con il 60% dei voti, davanti a Kasich (25,2%) e Cruz (14,7%). Hillary, invece, strapazza Sanders con il 57,6%, davanti al senatore del Vermont che si ferma al 42,4%. I due festeggiano a Manhattan, a poca distanza l'uno dall'altro: il tycoon alza i calici nella sua Trump Tower, sulla Fifth Avenue, aperta per l'occasione solo a vip e giornalisti. Hillary, invece, sceglie l'Hotel Sheraton, a due passi da Times Square. Quando escono i primi dati (le urne si sono chiuse alle 21 ora locale (le 3 di notte in Italia), Trump esulta: "Una notte incredibile. Faremo l'America più forte e più grande che mai. Grazie New York". E promette: "Le aziende americane vanno all'estero, gli immigratri illegali sono spesso trattati meglio dei nostri veterani. L'Obamacare è un disastro ma tutto questo finirà".
Nel quartier generale di Hillary, invece, inizialmente prevale la tensione: i primi dati evidenziano che Hillary è in live evantaggio su Sanders. Poi, però, arriva il segnale che la vittoria è certa (e robusta), e allo Sheraton esplode un boato liberatorio. "Grazie New York: ancora una volta avete dimostrato che nessun posto è come casa", dice Hillary quando i dati non sono ancora definitivi ma la vittoria ormai è certa. "Mi avete sempre guardato le spalle come io ho cercato di fare con voi", esulta l'ex segretaria di Stato, accompagnata sul palco dal marito Bill e dalla figlia Chelsea. A New York la Clinton, che considera la Grande Mela sua città elettiva pur essendo nata a Chicago, aveva battuto anche Barack Obama nelle primarie del 2008, mentre New York l'ha eletta al Senato per due mandati. "I valori di New York sono i valori americani" mentre Trump e Cruz "hanno una visione per l'America divisiva e pericolosa". Hillary celebra la vittoria alle primarie democratiche dell'Empire State, attaccando duramente i rivali repubblicani, come se avesse già la nomination del partito dell'Asinello in tasca. Sulle note di "Empire State of Mind" di Jay-Z e Alicia Keys, l'ex first lady strizza poi l'occhio ai supporter del rivale Bernie Sanders, assicurando che "quello che ci unisce è piu di quello che ci divide". Per vincere a novembre, infatti, Hillary avrà bisogno anche dei voti di Bernie.
Ma torniamo a Trump. Nessuno, alla vigilia, metteva in discussione la vittoria del tycoon a New York. La domanda che tutti si ponevano era questa: i suoi rivali riusciranno ad arginarlo, rubandogli un cospicuo numero di delegati? Le urne hanno dato un responso netto: Trump ha vinto a valanga, portando a casa 90 delegati, contro gli appena 5 di Kasich (nessuno a Cruz). "Ted Cruz è quasi matematicamente eliminato", esulta Trump nel suo quartier generale. "È impossibile raggiungerci. Nessuno dovrebbe prendersi delegati e dichiarare vittoria a meno che non se li sia aggiudicati con voti e votanti ma è quello che succederà", attacca il tycoon newyorchese, alimentando la polemica con l'establishment repubblicano che gli rema contro. È arrivato perfino a paragonare il "distorto" sistema Gop per la nomination con quello dei democratici. "Non sono un fan di Bernie Sanders - tiene a precisare - ma l'ho visto vincere e vincere eppure loro dicono che non ha alcuna chance perché non ha dalla sua parte i super delegati. Ebbene, il sistema repubblicano è peggio".
Il discorso di Trump è molto breve (circa 10 minuti), ma va dritto al sodo: "Non c'è più gara - assicura - il senatore Cruz è appena stato matematicamente eliminato... abbiamo vinto circa 300 delegati in più rispetto a Cruz".
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