Si può non accettare il voto? Tutti in guerra contro Trump

Piovono durissime critiche contro Trump, per la frase con cui ha detto che non sa se accetterà l'esito delle elezioni in caso di sconfitta. Persino il conservatore Wall Street Journal lo scarica: "Gli elettori di destra e sinistra hanno fiducia nel sistema elettorale"

Si può non accettare il voto? Tutti in guerra contro Trump
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Non si era mai vista una cosa del genere negli Stati Uniti. Un candidato alla Casa Bianca che, a giochi ancora aperti, contesta la regolarità del voto e anticipa che non sa se accetterà il risultato. È accaduto nell'ultimo dibattito tra Hillary Clinton e Donald Trump, con una frase che ha gelato tutti. Alla domanda se accetterà il risultato delle elezioni in caso di sconfitta, Trump ha fatto sapere che deciderà al momento: "Vedo che i media sono stati molto corrotti. Gli elettori se ne stanno rendendo conto. Ci saranno milioni di persone registrate per votarsi senza poterlo fare". Una stoccata durissima che alimenta le accuse di brogli elettorali. Poi, tra il serio e il faceto, ha aggiunto: "Voglio mantenere la suspense". Immediata la replica di Hillary Clinton: "Sta denigrando la nostra democrazia, la sta dando un colpo. Sono scioccata. Abbiamo sempre avuto elezioni libere, accettiamo sempre i risultati anche se non ci piacciono, dobbiamo sempre i accettare risultati. Tu stai portando in basso la nostra democrazia".

Diversi esponenti e analisti repubblicani sono preoccupati per le parole di Trump. Da un sondaggio condotto dal sito Politico, deputati, senatori ed esperti filo-repubblicani sono concordi nel considerare le dichiarazioni del tycoon come l’addio a ogni speranza di conquistare la Casa Bianca. E ad alcuni sembra una polpetta avvelenata per il suo stesso partito, che potrebbe pesare nel voto per il nuovo Congresso, togliendo al Grand Old Party la maggioranza di cui gode in entrambe le Camere. Secondo Politico, infatti, la preoccupazione è che oltre a uscire sconfitto dalle elezioni, Trump possa far perdere al partito anche la maggioranza al Congresso nel voto dell’8 novembre. I repubblicani occupano 247 dei 435 seggi alla Camera dei Rappresentanti: il mandato dura due anni e la Camera sarà completamente rinnovata alle elezioni di novembre. Al momento, anche in Senato i repubblicani possono contare su una maggioranza di 54 su 100 seggi. A differenza della Camera dei rappresentanti, il mandato dei senatori dura sei anni e l’elezioni avviene a scaglioni: alle presidenziali dell’8 novembre saranno in palio solo 34 seggi su 100.

Dallo staff di Trump corrono ai ripari (o almeno ci provano, così come ha fatto Ivanka Trump): accetterà senza problemi i risultati delle elezioni "perché vincerà", dice la responsabile della campagna, Kellyanne Conway. "Se non esisterà prova di irregolarità generalizzate" Trump riconoscerà il risultato. "Ma penso comunque - ha detto alla Cnn - che sarà lui il presidente, così sarà più facile accettarlo". Messe così le cose la domanda è d'obbligo: se si mette in dubbio la correttezza del sistema, perché in caso di vittoria repubblicana l'esito dovrebbe essere considerato onesto?

Il Washington Post scrive che "Trump pone una minaccia senza precedenti per una pacifica transizione di poteri". In effetti delegittimare i meccanismi che presiedono alla democrazia è molto pericoloso. Essenziale per la democrazia, si legge sul giornale, è il principio per cui "quando votiamo, il partito sconfitto riconosce la legittimità del vincitore, ed il vincitore consente allo sconfitto di sopravvivere per tornare a combattere". Durissimo il commento del New York Times: Trump "ha insultato l'intelligenza degli elettori americani e la stessa democrazia". Non è da meno il Wall Street Journal: Trump ha fatto "il suo più grande errore", lasciando "ancora una volta che fosse il suo ego a parlare, l'ego di un uomo a cui non piace perdere e che non si vuole assumere la responsabilità della sua campagna". "Gli elettori di destra e sinistra hanno fiducia nel sistema elettorale", ribadisce il giornale conservatore che sottolinea come queste elezioni erano, sulla carta, destinate a favorire un candidato repubblicano dal momento che i problemi del Paese spingevano una nazione scontenta verso un'altra direzione. "Persino Trump, con tutti i suoi errori, prima del primo dibattito si trovava in una testa a testa - conclude, non senza amarezza il Journal - che vinca o che perda nelle prossime tre settimane, il risultato sarà quello che si sarà meritato".

Dopo alcune ore di polverone mediatico Trump torna a farsi sentire, parlando in un comizio a Delaware (Ohio). "Prometto a tutti i miei elettori e sostenitori, e a tutti gli americani, che accetterò appieno i risultati di queste grandi e storiche elezioni presidenziali, se vincerò".

Sulla vicenda interviene anche l'Onu.

Le Nazioni unite chiedono che un'eventuale contestazione per frodi elettorali negli Stati Uniti "sia affrontata attraverso gli strumenti costituzionali e legati previsti". Lo ha dichiarato il portavoce delle Nazioni unite, Stéphane Dujarric, precisando che la posizione dell'Onu in proposito è la stessa che esprimerebbe per qualsiasi altro Paese.

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