Barack Obama parla per l'ultima volta all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. E si toglie alcuni sassolini dalle scarpe. In un passaggio del suo discorso accusa Putin, sia pure senza citarlo: "In un mondo che si è lasciato dietro l’età dell’impero, la Russia cerca di recuperare a gloria perduta attraverso la forza". Un affondo durissimo che di sicuro avrà delle ripercussioni, anche se ormai l'orizzonte di Obama è limitato. L'8 novembre, infatti, gli americani sceglierano il loro nuovo presidente.
Nel discorso di Obama c'è anche un richiamo alla campagna elettorale in corso negli Usa. "Oggi una nazione che si circonda di muri ottiene solo di imprigionare se stessa", dice facendo riferimento alla volontà di Donald Trump di costruire un muro con il Messico per impedire l'accesso di nuovi migranti. Obama difende l'idea di integrazione e critica apertamente le tentazioni isolazioniste, sottolineando la necessità di "aggiustare la rotta" per rigettare il "populismo crudo".
Nel suo discorso il presidente spiega che "visioni alternative del mondo si sono fatte avanti" perché "problemi reali sono stati ignorati". Ricorda poi che "negli ultimi 25 anni il numero di persone che vive in povertà estrema è stato tagliato da quasi il 40% a sotto il 10% dell’umanità" e a fronte di questi dati chiede ai capi di stato e di governo che "si faccia di più affinché l’economia globale funzioni meglio per tutti, non solo quelli in cima" alla scala sociale, perché "un mondo in cui l’1% dell’umanità controlla la ricchezza del restante 99% non sarà mai stabile". Ecco perchè - prosegue - bisogna "lavorare insieme per garantire che i benefici di un’integrazione siano ampiamente condivisi". D’altra parte, fatto notare il leader degli Stati Uniti, "le stesse forze della globalizzazione che ci hanno fatto unire ci hanno anche esposto a profonde spaccature".
Il presidente Usa si sofferma anche sul Medioriente.
"La situazione - osserva - potrebbe migliorare se Israele riconoscesse di non poter occupare in maniera permanente i territori palestinesi e se i palestinesi rinunciassero ad incitare alla violenza". E sulla guerra in Siria osserva: "È difficile che ci possa essere una vittoria militare definitiva, dobbiamo proseguire nel tentativo dei trovare una soluzione diplomatica".
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