Come ogni inizio anno, papa Francesco ha incontrato i rappresentanti del Corpo Diplomatico accreditato in Vaticano. È l'incontro più politico dell'anno, in cui il Pontefice esprime la propria visione su ciò che sta accadendo nel mondo. E il Santo Padre ha aperto il suo discorso toccando uno dei temi che gli sta più a cuore, quello della pace: "Vincere non significa mai umiliare l'avversario sconfitto. La pace non si costruisce come affermazione del potere del vincitore sul vinto. Non è la legge del timore che dissuade da future aggressioni, bensì la forza della ragionevolezza mite che sprona al dialogo e alla reciproca comprensione per sanare le differenze. Da ciò deriva il secondo monito: la pace si consolida quando le Nazioni possono confrontarsi in un clima di parità".
La Corea del Nord
Il Santo Padre ha parlato anche della situazione in Corea del Nord che, almeno in questi ultimi giorni, sembra migliorare. "Anche se è difficile persuadersi che vi siano persone capaci di assumersi la responsabilità delle distruzioni e dei dolori che una guerra causerebbe, non è escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in moto l'apparato bellico". La Santa Sede - ha spiegato Francesco - ribadisce dunque la ferma "persuasione che le eventuali controversie tra i popoli non debbono essere risolte con il ricorso alle armi; ma invece attraverso il negoziato". Per questo motivo "è di primaria importanza che si possa sostenere ogni tentativo di dialogo nella penisola coreana, al fine di trovare nuove strade per superare le attuali contrapposizioni, accrescere la fiducia reciproca e assicurare un futuro di pace al popolo coreano e al mondo intero".
Gerusalemme capitale
Ma è sulla decisione da parte dell'amministrazione americana di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele che il Papa usa le parole più dure: "La Santa Sede, nell'esprimere dolore per quanti hanno perso la vita nei recenti scontri, rinnova il suo pressante appello a ponderare ogni iniziativa affinché si eviti di esacerbare le contrapposizioni, e invita ad un comune impegno a rispettare, in conformità con le pertinenti Risoluzioni delle Nazioni Unite, lo status quo di Gerusalemme, città sacra a cristiani, ebrei e musulmani. Settant'anni di scontri rendono quanto mai urgente trovare una soluzione politica che consenta la presenza nella Regione di due Stati indipendenti entro confini internazionalmente riconosciuti. Pur tra le difficoltà, la volontà di dialogare e di riprendere i negoziati rimane la strada maestra per giungere finalmente ad una coesistenza pacifica dei due popoli".
La guerra in Siria
Papa Francesco ha sempre seguito la guerra in Siria con grande apprensione, tanto che nel 2013 organizzò una veglia di preghiera in San Pietro per scongiurare un attacco statunitense contro Damasco. A sette anni dall'inizio del conflitto, il Santo Padre ha invitato a nuovi sforzi diplomatici per arrivare alla pace: "È importante che possano proseguire, in un clima propositivo di accresciuta fiducia tra le parti, le varie iniziative di pace in corso in favore della Siria, perché si possa finalmente mettere fine al lungo conflitto che ha coinvolto il Paese e causato immani sofferenze. Il comune auspicio è che, dopo tanta distruzione, sia giunto il tempo di ricostruire. Ma più ancora che costruire edifici, è necessario ricostruire i cuori, ritessere la tela della fiducia reciproca, premessa imprescindibile per il fiorire di qualunque società".
Il Santo Padre ha poi detto: "Occorre dunque adoperarsi per favorire le condizioni giuridiche, politiche e di sicurezza, per una ripresa della vita sociale, dove ciascun cittadino, indipendentemente dall'appartenenza etnica e religiosa, possa partecipare allo sviluppo del Paese. In tal senso è vitale che siano tutelate le minoranze religiose, tra le quali vi sono i cristiani, che da secoli contribuiscono attivamente alla storia della Siria".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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