Un ritorno così in grande stile non accadeva dagli anni '70, decennio simbolo per antonomasia dell'uomo irsuto. Eppure, dopo quasi 15 anni di rincorsa ai fisici depilatissimi e di lotta feroce al pelo superfluo, gli uomini hanno scoperto uno dei piaceri della mascolinità: la barba. Non vi è attore hollywoodiano che nell'ultimo biennio non abbia sfoggiato almeno una volta il rifiuto alla lametta, guidando un trend che conquista soprattutto i più giovani. Mentre la nuova moda alimenta l'economia, con una crescita esponenziale dei cosiddetti barber shop, in molti si sono chiesti da dove questa tendenza sia risorta. Tanto da scomodare persino la scienza.
La curiosità nasce da una notizia davvero recente: la crescita esponenziale dei negozi dedicati alla cura della barba, un fatto che ha sdoganato il trend da semplice moda passeggera per i giovani a settore di mercato su cui investire. I barber shop spuntano come funghi in tutte le grandi città del mondo, Italia compresa, dalla coste del Pacifico degli Stati Uniti passando per la Nuova Zelanda. In Australia, ad esempio, sta sollevando curiosità la storia di successo di Westons, un barbiere che vede aumentare senza sosta bacino d'utenti e introiti, tanto da coinvolgere ben 20 giovani studenti per apprendere i segreti del mestiere. «Ci focalizziamo sulla barba e i tagli», spiegano dalle pagine di ABC, «cerchiamo di coprire qualsiasi cosa il cliente abbia bisogno quando entra in negozio». Sì, poiché il mercato va oltre a rasoi ben affilati e forbici appuntite, ma sempre più di frequente prevede manicure, trattamenti per la pelle e i capelli e servizi all'ultimo grido per il grooming, ovvero la regolazione dei peli del corpo.
Come spesso accade, la moda sembra essere nata dalle sottoculture giovanili. Con l'affermarsi negli ultimi anni dell'universo hipster, nonché del ritorno in voga dell'indie e dei nerd, sempre più ragazzi hanno cominciato a rinunciare a schiuma da barba e rasoi. La tendenza è stata quindi rapidamente carpita dalle passerelle, per poi approdare in TV, al cinema, sui cartelloni pubblicitari, trasformandosi di fatto da un fenomeno di nicchia a un'espressione generalizzata. Eppure, oltre alla necessità di inseguire una moda, vi sarebbero dei bisogni più profondi nascosti dietro una fitta coltre di peluria in viso: dopo anni a inseguire l'androgino e canoni estetici rigidissimi, infatti, sembra che gli uomini siano sempre più inclini ad abbracciare genetica e naturalezza.
Lo scorso anno, l'Università del New South Wales ha cercato di proporre una spiegazione scientifica al ritorno prepotente della barba, sulla base anche della ciciclicità del suo ricorso. Sembra, infatti, che la moda si estenda su un arco di tempo di almeno 30-40 anni. I primi anni '70 si sono caratterizzati per barbe piene e basette da competizione, seguiti poi dalla mania dei baffi nella seconda parte del decennio. Negli anni '80 il baffo si è progressivamente evoluto in pizzetto, al culmine nel primo biennio degli anni '90, quindi è cominciata la parabola discendente dell'uomo irsuto. Dalla fine degli anni '90, fino a praticamente al 2010, l'ideale maschile è stato dominato da un volto e da un colpo glabro, con la rimozione compulsiva di qualsiasi pelo superfluo, sopracciglia e intimo compresi. Quindi il ritorno attuale della barba piena, per un ciclo che pare essere ricominciato da capo. Secondo gli scienziati, il trend sarebbe determinato da ragioni di opportunità: quando una caratteristica estetica è troppo diffusa, sarebbe più vantaggioso per l'uomo andare controcorrente. I dati storici dimostrerebbero come in un periodo di volti lisci, gli uomini barbuti ottengono maggiore rilevanza relazionale nonché attirano più attenzione sui colloqui di lavoro. Per contro, a maggiore diffusione della barba, sono i visi angelici ad andare per la maggiore. Questa continua tensione determinerebbe la nascita di un percorso a ondate tra l'uno e l'altro estremo: raggiunto il picco di un dettaglio estetico, si passa velocemente al suo opposto. Significa che oggi il trend della barba è giunto al suo punto di saturazione, considerato come sia praticamente ubiquitario? Non ancora.
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