Non è un referendum per l'indipendenza, anche se lo spirito è quello di una sfida al governo centrale di Madrid. Entro il 30 novembre gli abitanti delle Canarie voteranno se concedere o meno l'autorizzazione a nuove esplorazioni petrolifere nelle acque dell'arcipelago, dopo che il governo centrale ha detto sì a Repsol per iniziare le ricognizioni. Le operazioni sono state autorizzate in alcune zone marine di fronte alle isole di Lanzarote e Fuerteventura.
Il tema del petrolio, che in Italia sta entrando nel dibattito di queste settimane dopo le annunciate nuove norme per le trivellazioni contenute nel decreto Sblocca Italia, è dunque di strettissima attualità in Spagna. Il quotidiano El Pais da giorni sta conducendo una campagna contro le nuove ricerche di petrolio nelle acque delle Canarie con una serie di interviste a economisti e ambientalisti.
Le perforazioni nel mare spagnolo sono state autorizzate per un tempo di tre anni in un raggio di sessanta chilometri dalla costa. Il governo ha posto a Repsol quattordici condizioni, tra le quali un'assicurazione di responsabilità civile di 40 milioni di euro oltre ad altri venti milioni per coprire eventuali danni ambientali. Il colosso energetico dovrà inoltre allestire sistemi di controllo della sismicità e sospendere i lavori se si registrerà un terremoto di 4,5 gradi della scala Richter in un raggio di 75 chilometri.
Il presidente del governo delle Canarie, Paulino Rivero, guida la battaglia per il referendum popolare. E' una lotta contro il tempo, perché gli adempimenti tecnici per indire la consultazione potrebbero far coincidere il voto con l'inizio delle perforazioni. Il Partito Popolare delle Canarie invece sposa la tesi dell'opportunità per l'arcipelago che potrebbe scaturire da un eventuale nuova operazione di estrazione petrolifera e difende "il diritto di conoscere se c'è petrolio nel mare delle isole".
Le associazioni ambientaliste sono tutte pronte ad azioni legali sia al cospetto della magistratura spagnola che di quella europea, e, se è il caso, delle Nazioni Unite, perché, insistono, l'autorizzazione a Repsol è stata concessa dal governo senza fornire informazioni e oscurando il progetto "nella burocrazia". Le trivellazioni in mare potrebbero distruggere alcune specie protette, si sottolinea, di tartarughe e di cetacei. Gli albergatori di Fuerteventura temono che l'inizio delle trivellazioni possa avere pesanti ripercussioni sul turismo.
Repsol aveva puntato gli occhi sul mare delle Canarie già nel 2001, ma allora il Tribunal Supremo bloccò ogni indagine petrolifera nell'arcipelago.
Giudizio ribaltato quest'anno, quando si è affiancata anche una valutazione d'impatto ambientale favorevole emessa dai ministeri dell'Agricoltura e dell'Ambiente spagnoli. Il via libera tecnico ha quindi spianato la strada alla concessione del governo a Repsol.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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