Si era messa contro la famiglia Niloofar Rahmani, sicura del fatto che il suo futuro fosse nell'aeronautica afghana, prima tra le sue connazionali, pronta a unirsi a un programma d'addestramento in Texas, per diventare pilota militare.
Nel 2013 il suo nome era finito su tutti i giornali, quando aveva completato il corso d'abilitazione e Niloofar era diventata uno dei simboli delle aspirazioni dell'Occidente per le donne afghane. Speranze frustrate dal tempo, perché ora gli stessi giornali parlano della richiesta d'asilo della Rahmani, preoccupata per la sua stessa vita dopo mesi di minacce di morte.
Finora aveva resistito, di fronte a un Paese che molto la criticava e condannava, nonostante i rischi per lei fossero molto alti. "Vorrei davvero volare per il mio Paese - ha spiegato al Wall Street Journal -, è ciò che ho sempre voluto fare. Ma ora temo per la mia vita".
La Rahmani ora ha fatto richiesta d'asilo negli Stati Uniti, nella speranza di poter mettere la sua
esperienza al servizio dell'aeronautica militare o di una compagnia commerciale. Lo scorso anno ha ricevuto il Premio Women of Courage dal dipartimento di Stato. Ma anche il suo coraggio, di fronte a tanto odio, è venuto meno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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