Quel predicatore "senza nome" che ha avvicinato Amri al jihad

Boban Simeonovic faceva parte della rete di Abu Walaa. Teorizzava lo "stato di guerra" in Germania. E aiutò Amri a partire per il jihad

Quel predicatore "senza nome" che ha avvicinato Amri al jihad

Anis Amri viene ucciso nella notte di venerdì a Sesto San Giovanni e mentre si indaga sulle motivazioni che possono aver spinto il terrorista a ritornare in Italia, da dove aveva fatto perdere le sue tracce nel 2015, si apre un altro mistero legato al suo presunto coinquilino in Germania, un misterioso individuo di origine balcanica, con cittadinanza tedesca e serba, arrestato l’8 novembre assieme al predicatore iracheno Abu Wala e ad altri tre sospettati di terrorismo nel Nord Reno-Westfalia.

Inizialmente il soggetto veniva identificato soltanto come Boban S., 37 anni, in seguito iniziano però a emergere maggiori elementi.

La Cnn pubblicava alcune informazioni sul soggetto, identificato come Boban Simeonovic, 37 anni, di Dortmund, personaggio ritenuto tra i più radicali all’interno della rete di Abu Walaa. Il sospettato parlava spesso di “stato di guerra” in Germania e della necessità di combattere in Siria o di colpire in Europa, tanto che pare avesse cercato di aiutare Amri a partire per il jihad, tramite contatti nella moschea di Hildesheim. Simeonovic avrebbe inoltre portato Amri ed alcuni altri “confratelli” a fare esercizio fisico in montagna e avrebbe fornito al tunisino un nascondiglio.

Resta però da capire chi sia veramente Boban Simeonovic, visto che in Serbia c’è chi nutre dubbi al riguardo.

Dzevad Galijasevic, esperto serbo di terrorismo, rendeva noto che il nominativo Boban Simeonovic, veniva utilizzato in più occasioni come nome fasullo su passaporti contraffatti serbi usati da musulmani della Bosnia e del Sangiaccato come Abid Podbicanin, Izudin Crnovrsanin, Sejad Plojovic, Mirza Ganic, Eldar Kundakovic. Veniva inoltre messo in evidenza come si trattasse di un nominativo, quello di “Boban”, che i serbi non avrebbero mai utilizzato, aggiungendo che anche il macellaio di Kacanik, Lavdrim Muhaxheri, in un vecchio documento falso aveva utilizzato il nome “Boban” Debic.

Alcuni media serbi riuscivano invece a fare un collegamento tra il soggetto citato nell’articolo della CNN e il villaggio di Sarbanovac, nei pressi di Bor, nell’est della Serbia, da dove proverrebbero i genitori di un certo Boban Simeonovic, nato proprio a Dortmund e laureatosi in ingegneria biochimica. I genitori vivevano in Germania da circa quarant’anni e rientravano in Serbia prevalentemente in estate.

Cittadino tedesco, Boban si era convertito all’Islam radicale con il nome “Abdurrahman”. Testimoni di Sarbanovac spiegavano che nel 2015 l’uomo era tornato al villaggio dei genitori assieme alla seconda moglie, una tedesca anch’essa convertita all’Islam e con il velo (Boban aveva alle spalle un altro matrimonio con una donna ucraina).

L’uomo aveva dato nell’occhio nel villaggio, sia per il modo in cui era vestito che per la barba da salafita.

Secondo fonti di Belgrado, Boban non parlava fluentemente il serbo e in Germania aveva il compito di indottrinare e preparare psicologicamente all’azione i futuri attentatori.

Sarà fondamentale

chiarire chi è veramente tale Boban Simeonovic e il suo effettivo ruolo all’interno della rete jihadista di Abu Walaa anche perché non è da escludere che Anis Amri da Sesto volesse poi continuare il suo viaggio verso i Balcani.

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