Scatta l'ora X alle urne: guerra di sondaggi. Ed è scontro su Juncker

La Ue smentisce negoziati legati ai risultati: lite tra i leader. Torna avanti il no a Bruxelles

Scatta l'ora X alle urne: guerra di sondaggi. Ed è scontro su Juncker

E oggi la Gran Bretagna sceglierà dove stare, dentro o fuori dall'Europa. Ieri, nell'ultimo giorno utile per convincere gli indecisi, sono arrivati gli endorsement dei quotidiani e gli appelli dei leader di Leave e Remain. Sulle finestre di molte abitazioni la gente aveva attaccato i volantini pro e anti Europa.

Nei pub e per le strade se ne parlava quasi quanto degli Europei di calcio. La verità però è che il finale rimane ancora aperto, un punto interrogativo. Brexit, prima data in discesa, ieri è stata data in risalita da nuove ricerche (Opinium e Tns). L'ultimo sondaggio da Populus rivela un'opinione pubblica leggermente più favorevole a Brexit. Il 49% contro il 40%. Vale a dire che, ammesso che il sondaggio abbia ragione, saranno circa 260mila votanti a decidere quale strada il Paese dovrà prendere alla fine.

Intanto gli esperti hanno scomodato perfino le previsioni meteo per capire se la pioggia e i temporali previsti per oggi, influenzeranno in qualche modo il voto. Per gli analisti di Yougov, una bassa affluenza causata dalle pessime condizioni atmosferiche potrebbe favorire i sostenitori di Brexit mentre il sole sarebbe stato dalla parte di Remain.

Nella serata di martedì, durante il dibattito organizzato dalla Bbc le due fazioni avversarie si sono scontrate duramente più volte e particolarmente vivace si è rivelato lo scambio d'opinione tra l'ex sindaco della City Boris Johnson e quello attuale Sadiq Khan. Ieri invece, mentre gli appelli agli elettori si moltiplicavano, una nuova tegola si è abbattuta sul governo e su Remain. Il presidente dell'Unione europea, Claude Juncker, ha smentito una delle affermazioni fatte da Cameron durante la campagna referendaria. E l'ex ministro conservatore all'Istruzione Michael Gove, euroscettico da sempre, non ha perso l'occasione per ricordarlo.

«Remain ha affermato che se votiamo per rimanere in Europa allora ci sarà un'ulteriore revisione dei trattati - ha detto Gove - ma Juncker ha spiegato molto chiaramente che questo non accadrà. Se decidiamo di rimanere non abbiamo alcuna prospettiva di ottenere altre riforme dall'Unione. La Comunità europea non può e non vuole concedere agli inglesi il cambiamento che vogliono».

E sempre Gove ha suscitato parecchie polemiche paragonando gli esperti a favore di Remain a quelli tedeschi della propaganda nazista durante la guerra, «sul libro paga del governo».

Il primo ministro Cameron ha scelto invece Bristol come luogo per pronunciare l'appello finale. Accompagnato dall'ex premier conservatore John Major e dall'ex leader laburista Harriet Harman, ha ricordato che una volta usciti dall'Europa, non si potrà tornare indietro. «Abbandonare l'Unione potrebbe essere un enorme problema per la Gran Bretagna - ha detto ancora una volta Cameron - e porterebbe indicibili danni alla crescita economica, al mondo del lavoro e alle finanze delle famiglie compromettendo le opportunità e le scelte di vita delle future generazioni».

Importante infine, anche se smentita ufficialmente, l'opinione della regina che, per alcuni tabloid, sarebbe definitivamente euroscettica. Sembra infatti che Elisabetta abbia domandato agli ospiti intervenuti a una delle sue cene di offrirle «tre ragioni per cui dovremmo rimanere in Europa» e sembra che questi non siano riusciti a dargliene neppure una.

Ieri Buckingham Palace ha fatto sapere che la Famiglia Reale si mantiene neutrale, ma un certo distacco regale dall'Europa non appare poi così improbabile.

Oggi i seggi rimarranno aperti dalle 7 del mattino fino alle 22.

Niente exit poll per le tv pronte a una maratona notturna mentre i risultati finali sono previsti per la prima mattinata di domani.

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