Israele non si ritirerà mai dai territori conquistati in Siria durante la Guerra dei Sei Giorni. E’ quanto ha dichiarato poche ore fa durante una speciale riunione di Gabinetto, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Ho deciso di convocare questa riunione nelle Alture del Golan, ha spiegato Netanyahu, per lanciare un chiaro segnale: l’altopiano rimarrà per sempre nelle mani di Israele.
“Quest’area ospiterà migliaia di famiglie che si uniranno a quelle che già ci vivono. Punteremo sul turismo e l’agricoltura per rilanciare il territorio che proteggeremo contro al-Qaeda, lo Stato islamico, Hezbollah e tutti i nemici di Israele. Il Golan è parte integrante dello Stato di Israele. In questa regione turbolenta, Israele è una fonte di stabilità, è la soluzione, non il problema. Molti paesi della regione riconoscono che Israele è un cuscinetto tra l'estremismo islamico ed i gruppi terroristici che mirano a conquistare prima la Siria e poi il mondo. Molti riconoscono la nostra forza e da più parti riceviamo proposte di cooperazione. Continueremo a mantenere sicuro il nostro confine settentrionale. A pochi chilometri di distanza imperversa la guerra, ma non in questa zona. I nostri nemici sanno che se attaccati risponderemmo senza pietà”.
Le dichiarazioni di Netanyahu, nelle intenzioni di Israele, andrebbero ad incastonarsi nell’intricato processo di pace in atto per una soluzione diplomatica della guerra civile siriana.
Nell’ultimo incontro con il Segretario di Stato americano John Kerry, Netanyahu ha ribadito che il suo paese non si opporrà ad una soluzione diplomatica in Siria. Gli accordi, però, dovranno prevedere il ritiro dei principali attori nel teatro siriano: Iran e Hezbollah.
Netanyahu dovrebbe ribadire tale posizione anche al presidente Vladimir Putin, durante un incontro programmato a Mosca giovedì prossimo, 21 aprile.
Ha aggiunto Netanyahu: "Ho parlato ieri sera con il segretario di Stato Kerry. Dubito che la Siria ritornerà mai ciò che era: ci sono minoranze perseguitate come cristiani, drusi e curdi. Poi ci sono i gruppi terroristici e l’Iran. È giunto il momento per la comunità internazionale di riconoscere finalmente la realtà, due fatti fondamentali: il primo è che tutto ciò che si trova al di là del confine non cambierà. Il secondo è che dopo quasi 50 anni, è giunto il momento per la comunità internazionale di riconoscere in modo permanente la sovranità di Israele sulle alture del Golan".
Dichiarazioni che hanno innescato l’immediata reazione di Damasco che si è detta pronta ad una nuova guerra. Garantisco che quello è un territorio occupato che viola il diritto internazionale – ha commentato un infastidito vice Ministro degli Esteri Faisal Mekdad – noi ci riprenderemo l’altopiano con ogni mezzo.
"Tutte le opzioni sono sul tavolo, siamo pronti a fare qualsiasi cosa per riportare il Golan alla madrepatria.
Vinta la guerra contro il terrorismo, potremmo iniziarne un’altra contro Israele. Mekdad ha invitato tutta la "nazione araba" ad aiutare la Siria contro Israele, accusando quest’ultima di coordinare tutti gli attacchi terroristici avvenuti nel paese dilaniato dalla guerra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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