Sul Manifesto l'articolo di Giulio contro la volontà della famiglia

Il Manifesto pubblicherà l'aultimo articolo del ragazzo ammazzato in Egitto. I famigliari diffidano il quotidiano. Ma è tutto inutile

Sul Manifesto l'articolo di Giulio contro la volontà della famiglia

"È difficile pensare che la morte di Giulio Regeni sia collegabile a un incidente stradale, oppure a un caso di criminalità, visto che la malavita egiziana non colpirebbe uno straniero senza neppure avere un tornaconto". Nella redazione del Manifesto la notizia della morte del giovane ha sconvolto molti. Per questo domani pubblicherà l'articolo dello studente friulano che pochi giorni fa gli aveva rifiutato. Una decisione che ha inorridito la famiglia Regeni che ha diffidato il quotidiano dal farlo. "Giulio - spiega l'avvocato della famiglia Alessandra Ballerini - aveva chiesto di pubblicare gli articoli sotto pseudonimo perché temeva per l'incolumità sua e di un altro ragazzo che si trova ancora al Cairo". E nonostante la famiglia chiede di evitarlo sia per la sicurezza propria e del coautore del pezzo sia per rispetto della volontà del giovane, domani l'articolo sarà pubblicato.

Giulio collaborava con il Manifesto utilizzando diversi pseudonimi. "Mi raccomando non pubblicate con il mio nome", scriveva nelle mail al giornale. "Ma - dicono in redazione - non si è mai occupato di diritti civili o di altre questioni 'calde' come la scomparsa di decine e decine di persone nel Paese, i cosiddetti 'desaparecidos' egiziani, dopo la destituzione di Morsi nell'estate del 2013". Era, piuttosto, "un esperto di crisi dei modelli economici del Medio Oriente" e di questioni sindacali. "Le sue erano soprattutto analisi. Certo, non mancava di ricordare che il Paese è militarizzato", continua il condirettore del Manifesto, Tommaso Di Francesco, convinto che la fine di Regeni sia probabilmente da collegare all'ondata repressiva che ha segnato l'Egitto nei giorni che hanno preceduto il quinto anniversario del 25 gennaio, la cacciata di Mubarak ad opera dei giovani della primavera araba egiziana. Negli ultimi due anni la ricorrenza è stata segnata dal sangue di decine di manifestanti. Centinaia quelli arrestati.

Regeni collaborava con il Manifesto in forma strettamente riservata. Alcuni dei suoi articoli, pubblicati nella seconda metà del 2015, sono stati cancellati dal sito del giornale, per garantire l'incolumità di coloro che collaboravano con il giovane analista. "Frequentava molto il mondo delle Università e degli studenti", precisa Simone Pieranni, il giornalista del Manifesto che si è occupato in un paio di occasioni del rapporto editoriale con Regeni. In Egitto università e studenti sono il cuore della mobilitazione della Fratellanza musulmana e dell'opposizione anti-governativa anche sotto Sisi. Il suo ultimo scritto, che il giornale ha ricevuto qualche settimana prima della scomparsa del giovane, è un'analisi sui sindacati indipendenti e gli scioperi post-privatizzazioni. Sarà, appunto, pubblicato domani. Nonostante la famiglia del ragazzo, attraverso il proprio legale, abbia diffidato la testata dal farlo anche per "motivi di sicurezza".

"Prendiamo atto della diffida dei legali della famiglia Regeni, che giudichiamo incredibile, non veritiera e purtroppo superata dai fatti - ha fatto sapere la direzione - ma andiamo avanti per la nostra strada".

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