Le violenze sessuali di San Silvestro sono state esportate dai Paesi d'origine, dove le molestie nei confronti delle donne sono piuttosto diffuse, soprattutto in occasione delle ricorrenze del calendario islamico. Ne è convinto il ministro della Giustizia tedesco Heiko Maas che ha parlato di un piano denominato Taharrush Gamea, letteralmente dall'arabo, aggredire e molestare le donne in strada. Nulla è stato casuale quindi nella notte di Capodanno in Germania, e parlare di una «spedizione punitiva» ispirata dalla jihad non è un concetto poi così astratto. Il fine ultimo sembra quello di voler imporre alle donne europee il modo di vivere dell'islam radicale: rimanere a casa, oppure uscire solo se accompagnate da un uomo di famiglia, e coperte in modo da non provocare il maschio. Chi si è macchiato di atti così vigliacchi vanta una lunga militanza in materia.
Durante i festeggiamenti dell'Eid El Fitr, la ricorrenza che chiude il mese di digiuno imposto dall'Islam è quasi abitudinario importunare ragazze in strada, fino a consumare atti di violenza sessuale. Anche in queste occasioni, giusto per tracciare un parallelismo con la Germania, gli aggressori agiscono in massa, rendendo difficile per le vittime la possibilità di difendersi. La sensazione di impunità per i responsabili è tale che le aree di maggior rischio sono quelle più popolari e trafficate e i parchi pubblici. Fatti come questo accadono con una certa regolarità in Tunisia, Egitto e Marocco, ma anche nei paesi del Golfo Persico, al punto che sul problema si è scomodato da Abu Dhabi Ahmed al-Tayeb, il grande imam del Consiglio musulmano degli anziani, invitando i giovani fedeli a sposarsi per scoraggiare atti impuri e tentazioni corrotte. «La morale sessuale islamica non ammette il concetto di sesso libero e violento», ha tuonato nei giorni scorsi. Frasi che però si scontrano con il radicalismo del predicatore sunnita Yousef Al Qaradawi, che in più di una circostanza ha difeso questi «predatori sessuali».
La società egiziana ha preso coscienza della gravità del problema dopo la destituzione di Morsi. Il 17 luglio 2015, giorno dell'Eid El Fitr, la polizia ha effettuato 46 arresti. Per qualcuno le manette sono scattate addirittura in flagranza di reato. Parecchie associazioni per i diritti umani avevano lanciato l'allarme per sensibilizzare l'opinione pubblica e cercare di porre rimedio all'aberrante consuetudine, ma solo Al Sisi ha iniziato a preoccuparsi del fenomeno. In seguito ai fatti di Colonia, i governi di Egitto e Tunisia hanno chiesto la pubblicazione sui giornali delle mappe delle zone a rischio delle città.
Il ministro tunisino della Famiglia, Samira Merai, rappresentante del governo laico di Habib Essid, ha invitato le giovani a uscire accompagnare da padri o fratelli. La comunità cattolica copta del Cairo si avvale invece di ronde armate che presidiano parchi, metropolitane e zone sensibili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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