Torna alta la tensione al campo profughi di Idomeni, al confine fra Grecia e Macedonia, dove quindicimila persone giacciono nel fango in attesa di una decisione che ne stabilisca il destino, se verso l'Europa in direzione nord o verso la capitale greca Atene e la Turchia, a Sud.
Ieri pomeriggio è scoppiata una rissa fra i migranti quando un uomo è stato accusato di violenza sessuale nei confronti di una bimba di sette anni, sfuggendo al linciaggio della folla solo grazie all'intervento degli agenti di polizia ellenici.
L'episodio è sintomatico del clima assai teso che si sta sviluppando nel campo, dove settimana dopo settimana sempre più disperati si affollano in rifugi di fortuna fra fame e malattie, da quando la Macedonia ha deciso la chiusura del confine. Per ora sospesi in un limbo in attesa di conoscere la propria sorte, gli abitanti del campo di Idomeni tentano altre vie per proseguire verso nord, prima che il campo venga sgomberato.
Se l'accordo con la Turchia dovesse venire definito entro oggi, una delle opzioni potrebbe essere quella dei rimpatri "uno a uno": per ogni migrante rimpatriato dall'Europa in Turchia, Ankara farebbe entrare nell'Unione un siriano avente diritto alla protezione internazionale. Il tutto per un numero massimo di 72mila persone (in tutta la Grecia sono bloccati oggi più di 40mila migranti).
Per evitare questa possibilità molti migranti - soprattutto tra chi sa di avere poche probabilità di ottenere l'asilo - tentano già di attraversare il confine illegalmente, talvolta attraverso percorsi molti pericolosi, come è successo tre giorni fa, quando tre afghani sono morti guadando un fiume.
Sulla situazione dei profughi in Grecia è intervenuto oggi il ministro dell'Interno di Atene, Panagiotis Kouroumplis, che non ha esitato a descrivere il campo profughi di Idomeni, dove è in visita, come una "moderna Dachau": il primo campo di concentramento nazista mai costruito sul suolo europeo
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"L'Europa, purtroppo - spiega Kouroumplis - vede ancora una volta la nascita di un nazionalismo particolare nei confronti delle persone perseguitate. Un'Europa composta da 580 milioni di abitanti esita ad assorbire 1-1,5 milioni di persone che sono state costrette a lasciare il proprio paese a causa di una guerra in cui l'Europa ha partecipato"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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