Terrore islamico sul Natale

Tir su un mercatino a Berlino: morti e feriti. L'Isis rivendica

Terrore islamico sul Natale

Certo, le nostre banche scricchiolano e sono giorni decisivi, ci sono le scalate ostili e furbe alle nostre aziende strategiche (ieri i francesi di Vivendi hanno sferrato un secondo attacco a Mediaset), ci serve una legge elettorale per andare a votare, Milano ha un sindaco preso in ostaggio dalla magistratura, Roma è quello che è, ma il fatto è che intorno a noi il mondo è in fiamme in nome di Allah. Ad Ankara l'ambasciatore russo in Turchia è stato ucciso in diretta tv da un integralista islamico per vendicare i bombardamenti su Aleppo e a Berlino, in serata, un camion si è lanciato a tutta velocità sulla folla in un mercatino natalizio nella zona centrale davanti alla chiesa della Memoria, monumento simbolo della città, seminando morte come accadde l'estate scorsa a Nizza.

Speravamo stupidamente se non in una resa, almeno in una tregua del terrorismo islamico. Invece non è finita e probabilmente non finirà mai. Sono tanti, sono ovunque, sono tra noi, spesso hanno le facce tranquillizzanti del vicino di casa, del giovane con il quale siamo in coda alla cassa del supermercato. Dietro quei sorrisi di circostanza ci odiano nel profondo: siamo occidentali, siamo cristiani o comunque non islamici e questo è sufficiente per ucciderci a freddo, appena abbassiamo la guardia, quando meno ce lo aspettiamo, mentre viviamo celebrando i riti della nostra civiltà, che sia una serata in discoteca, una passeggiata sul lungomare, una partita di calcio o, come ieri, lo shopping natalizio.

Possiamo, e dobbiamo, mettere in campo tutti i poliziotti che vogliamo ma nessuno di noi sarà mai al sicuro. Non nella sua città, non in vacanza: colpiscono e spariscono, usando tecniche elementari e per questo micidiali. Non hanno paura di morire, anzi si offrono al martirio come sfida nella sfida.

Lo abbiamo scritto e riscritto più volte, in questi anni di sangue: il problema è l'islam, religione violenta e incompatibile con la nostra civiltà, in nome della quale sono stati commessi nella storia e continuano a essere commessi crimini atroci.

Questo è sì un problema di polizia ma è soprattutto un fatto politico del quale chi governa i nostri Stati, così come chi siede sulla cattedra di San Pietro, un giorno o l'altro dovrà prenderne atto. E agire di conseguenza.

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