Trudeau archivia il buonismo e vara stretta anticlandestini

Secondo i media canadesi, Trudeau avrebbe recentemente sposato la “linea dura” in ambito migratorio al fine di recuperare consensi in vista delle elezioni federali del 2019

Trudeau archivia il buonismo e vara stretta anticlandestini

Il Primo ministro canadese Justin Trudeau, presentatosi finora all’opinione pubblica mondiale come “paladino” dell’accoglienza dei rifugiati, ha recentemente varato una stretta anticlandestini. Il nuovo piano del governo di Ottawa in ambito migratorio è infatti incentrato sull’aumento delle espulsioni degli stranieri irregolari e dei finti profughi e su un incremento del personale della Canada Border Services Agency, la polizia di frontiera.

L’esecutivo federale ha predisposto riforme dirette ad accelerare le procedure di espulsione dei soggetti che si sono visti respingere l’istanza di asilo politico. Obiettivo di Ottawa è incrementare del 30%, rispetto al 2017, le espulsioni di clandestini dal Paese, fino a raggiungere la soglia dei 10mila rimpatri l’anno. Al fine di conseguire gli obiettivi prefissati, l’esecutivo ha stanziato 7,5 milioni di dollari, diretti all’assunzione di nuovi agenti della polizia di frontiera, autorità incaricata delle espulsioni.

Ralph Goodale, ministro della Sicurezza nazionale, ha giustificato con queste parole la svolta operata dal Gabinetto Trudeau: “La situazione è insostenibile. Sul territorio nazionale vi sono ancora 68mila stranieri privi dei requisiti per ottenere lo status di rifugiati e già oggetto di provvedimenti di espulsione. Per riportare in tempi rapidi nelle nazioni di origine tutte queste persone è necessario stanziare risorse consistenti a vantaggio della polizia di frontiera. Grazie al piano predisposto in questi giorni dal governo sarà possibile registrare, già alla fine dell’anno, un notevole aumento delle espulsioni.” Diversi esponenti della Canada Border Services Agency hanno espresso soddisfazione per la stretta anticlandestini varata dall’esecutivo Trudeau. Barre Campbell, portavoce dell’agenzia, ha affermato: “Il Canada resta un Paese estremamente accogliente, ma le sue frontiere non possono aprirsi a individui che si sono visti respingere dalle autorità federali la domanda di asilo politico. Grazie ai recenti provvedimenti varati dal governo in ambito migratorio, i nostri agenti avranno finalmente a disposizione risorse adeguate per rimpatriare con speditezza gli irregolari ancora presenti sul territorio nazionale.”

“Preoccupazione” per la “linea dura” varata da Trudeau è stata invece espressa dal Canadian Council for Refugees, ong schierata a difesa dei diritti degli immigrati, mentre accuse di “ipocrisia” sono state rivolte al premier liberale da esponenti del Partito conservatore. Michelle Rempel, a nome di tale forza politica di opposizione, ha dichiarato: “Trudeau, dopo avere condotto al collasso il sistema nazionale dell’accoglienza incoraggiando l’immigrazione di massa, ha repentinamente cambiato atteggiamento riguardo alla questione migratoria. Adesso, dopo avere aperto il Paese a migliaia di finti rifugiati, il Primo ministro si proclama con disinvoltura fautore del rigore e dell’intransigenza. Alle prossime elezioni, i cittadini avranno finalmente l’opportunità di punire Trudeau e i liberali per l’irresponsabilità dimostrata in questi anni di governo.”

Secondo i media canadesi, Trudeau avrebbe recentemente sposato la “linea dura” in ambito migratorio al fine di recuperare consensi in vista delle consultazioni federali del 2019.

In base a un sondaggio commissionato dall’emittente Cbc, i liberali sarebbero in notevole difficoltà, insidiati sia dagli storici rivali tory sia dal New Democratic Party, formazione politica di ispirazione socialdemocratica.

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