Il nuovo attacco che i Democratici hanno rivolto a Donald Trump riguarda i codici nucleari: la famosa "valigetta" che contiene i comandi indispensabili per attivare un attacco missilistico con armi atomiche. L'incubo che tutti noi ci auguriao di non dover mai vivere, ma che fa parte della "normalità" per ogni presidente degli Stati Uniti. Hillary Clinton da giugno va dicendo che Trump non può essere affidato uno strumento così delicato e pericoloso: "Ci trascinerebbe in guerra solo perché qualcuno gli sta antipatico". Lo ha ribadito nell'ultimo dibattito, a Las Vegas, addentrandosi anche in alcuni dettagli tecnici sui tempi di reazione tra l'azionamento dei comandi e l'effettivo lancio dei missili: circa quattro minuti (rivelazione, questa, che le ha procurato alcune critiche, per l'estrema delicatezza dell'argomento, non proprio un segreto militare ma poco ci manca). Obama ha rincarato la dose: "Non possiamo permetterci di affidare i codici nucleari degli Stati Uniti ad un individuo stravagante" (frase, questa, pronunciata alcuni mesi fa da Marco Rubio, senatore repubblicano della Florida) ed avversario di Trump alle primarie del Gorand Old Party). Se i Democratici fanno fronte comune, per delegittimare Trump, dagli archivi riemerge un particolare curioso: sapete quale presidente perse i codici nucleari? Bill Clinton.
A rivelarlo, sei anni fa, fu Hugh Shelton, ex generale dell'esercito americano, capo di Stato maggiore dal 1997 al 2001. In un libro ("Without Hesitation" - Senza esitazione: l'odissea di un guerriero americano) raccontò alcuni aneddoti curiosi e tra questi ce n'è uno che mise in grave imbarazzo la Casa Bianca. Durante l'amministrazione Clinton il "biscotto" (nome con cui alla Casa Bianca si indicano i codici da inserire nella valigetta per attivare le armi nucleari) fu smarrito.
Non si conoscono tutti i dettagli: quello che l'ex generale racconta è che il membro dell'amministrazione Usa che ogni mese riceveva i codici segreti, li metteva in un certo punto. Tutto andò liscio fino a quando, per qualche ragione, finirono in un altro posto, scambiati per errore con altri documenti. La cosa, per ovvio imbarazzo, non fu sbandierata ai quattro venti, ma l'episodio venne alla luce nel momento in cui fu necessario consegnare i vecchi codici per ottenere quelli nuovi. Su quello che accadde dopo non si conoscono ulteriori dettagli.
Alcuni anni prima, nel 2003, era già uscita la storia del "biscotto smarrito". Ne parlò un altro generale, Robert Patterson. Era lui incaricato di portare la valigetta. Il mattino dopo in cui scoppiò lo scandalo Lewinsky il generale chiese al presidente Clinton il biscotto, per poterlo "ricaricare" con i nuovi codici. Il presidente, però, non riuscì a trovarlo.
Cominciò una ricerca disperata dei codici fino a che il presidente, sconsolato, ammise di averli persi.Tra i Repubblicani qualcuno ora si domanda: con un precedente come questo Hillary ha ancora il coraggio di dire che Trump sarebbe pericoloso?
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