Lo aveva promesso ed è stato subito di parola. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato il decreto per il ritiro di Washington dal Tpp (Trans-Pacific Partnership), l'accordo di libero scambio tra gli Usa e il Canada e altri 10 Paesi del Pacifico (Australia, Brunei, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam). L'accordo, perfezionato ad Atlanta nell'ottobre 2015, aveva come scopo l'abbattimento delle barriere al commercio tra le nazioni che rappresentano circa il 40% della produzione economica mondiale. Fin dall'inizio della sua campagna elettorale Trump aveva individuato il Tpp (così come il Ttip con l'Europa, poi saltato) e il Nafta (North American Free Trade Agreement) tra i propri bersagli, al fine di rilanciare la produzione interna agli Stati Uniti.
"Ne abbiamo parlato per molto tempo", ha detto Trump parlando dallo Studio ovale della Casa Bianca: "Così facendo, facciamo grandi cose per i lavoratori americani", ha aggiunto. L’obiettivo della nuova amministrazione americana, come spiegato varie volte da Trump, è siglare accordi bilaterali con le nazioni asiatiche. Bisogna ricordare che la Cina - che non faceva parte del Tpp - lo considerava un accordo "ostile". Vedremo ora quali conseguenze vi potranno essere nei rapporti commerciali e finanziari tra Pechino e Washington.
Oggi Trump ha incontrato diversi manager dell'industria manufatturiera americana: "Vogliamo iniziare a produrre di nuovo i nostri prodotti", è l'esortazione che ha rivolto loro. "Noi taglieremo le tasse in modo massiccio sia al ceto medio che alle compagnie, sarà massiccio, stiamo tentando di abbassarle tra il 15 e il 20%". Ma non ha parlato solo del taglio delle tasse ma anche dell'eliminazione di misure e regolamenti che, a sua detta, "in questo momento di vi impediscono di fare qualsiasi cosa". "La cosa più grande è che noi taglieremo i regolamenti in modo massiccio, credo che li taglieremo del 75%". E ancora: "Se qualcuno vuole creare una fabbrica, tutto sarà veloce, si dovrà affrontare una procedura ma sarà veloce, ci prenderemo cura dell'ambiente, della sicurezza, ma voi svolgerete un enorme servizio".
Nel salutare Michael Dell, di Dell Technologies, Trump ha poi aggiunto: "Quando Dell vorrà realizzare qualcosa di mostruoso o speciale, noi daremo la nostra approvazione molto velocemente". Ma poi ha rivolto un monito alle compagnie che producono all'estero, tornando a minacciare dazi: "Imporremo una tasse di confine molto più pesante quando faranno entrare i prodotti". Tra gli altri capi industria che Trump ha incontrano si segnalano: Jeff M.
Fettig (Whirlpool), Alex Gorsky (Johnson & Johnson), Marillyn A. Hewson (Lockheed Martin), Klaus Kleinfeld (Arconic), Mario Longhi (U.S. Steel), Elon Musk (SpaceX), Kevin Plank (Under Armour), Mark S. Sutton (International Paper) e Wendell P. Weeks (Corning).
Naturalmente gente come prodi, gentiloni, alfano, minniti, finocchiaro, mattarella ecc. lavorano CONTRO il nostro, disgraziato, Paese!
Il TPP,era essenzialmente on tool politico contro la Cina e il suo impatto per gli USA era più positivo che negativo sia economicamente che politicamente
Ben fatto, Mr President!
Quanto a Apple smettela di sognare il contributo cinese al telefonino della Mela e di circa sei dollari su un prezzo di vendita ben più alto.
Informatevi e,rifletteteci
Maledetto
Maledetto
In sostanza gli disse :finora avete fatto cosa avete voluto . Noi vi facciamo continuare a lavorare , ma dovete fare guadagnare anche gli altri.
Al di la' di tante chiacchere e' quello che ha fatto adesso Trump .In piu' togliera' le menate ecologiste e hypocritally correct .
Prossima mossa ....togliere le sanzioni alla russia......l'italia ha sofferto abbastanza di questa ostruzione dei mercati di esportazione.
Poi, per carità, gli USA hanno una bilancia commerciale ampiamente negativa quindi si capiscono interventi volti a ridurre le importazioni ma Trump fa i conti senza l'oste, cioè può anche imporre dazi alle merci in entrata da un dato paese ma e altamente probabile che quel paese simmetricamente metta dazi sulle merci americane. Che questo sia un vantaggio per il popolo americano è tutto da vedere dato che a fronte di una solo probabile crescita del reddito derivante dalla maggior attività manifatturiera (che non si inventa dall'oggi al domani) sconterà un sicuro ed immediato aumento del prezzo dei beni al consumo.