È un ufficiale della Cia il "whisteblower" che ha presentato la denuncia in merito alla conversazione telefonica del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Lo ha reso noto ieri il New York Times. All'informatore era stato affidato di lavorare alla Casa Bianca, ma è tornato alla Cia subito dopo la presentazione della denuncia. Gli avvocati del funzionario non hanno confermato la posizione ricoperta dall'uomo, ma hanno affermato che pubblicare qualsiasi informazione su di lui sarebbe pericoloso.
Secondo una trascrizione della chiamata diffusa dalla Casa Bianca, Trump ha chiesto a Zelensky di esaminare il ruolo dell'ex vicepresidente Joe Biden nel rimuovere il procuratore capo dell'Ucraina Viktor Shokin nel 2016, quando questi indagava sulla nomina del figlio di Biden nel consiglio di amministrazione di una grande azienda pubblica ucraina. Secondo quanto riferito dal Nyt, l'informatore non è un testimone diretto della chiamata di Trump con Zelensky, ma avrebbe ricevuto informazioni da funzionari governativi su come il presidente stesse usando il potere esecutivo "per sollecitare interferenze da un paese straniero" nelle elezioni statunitensi del 2020.
Come riporta l'Agi, l'identità della "talpa" della Cia rimane dunque anonima. Non si sa molto della sua identità, nè se sia uomo e donna. L'informatore viene identificato dal New York Times come un agente della Cia in passato distaccato alla Casa Bianca. Oggi tornato a Langley, gode, per statuto, come ogni impiegato o collaboratore, del diritto all'anonimato. L'informatore ha prodotto, lo scorso 12 agosto, l'informativa di 9 pagine destinata ai presidenti delle commissioni di Intelligence di Camera e Senato, Adam Schiff e Richard Burr, che è il documento centrale su cui si basa la richiesta di impeachment del presidente Donald Trump e annunciata dalla Speaker della Camera, Nancy Pelosi.
All'indomani dell'annuncio della speaker della Camera, la Casa Bianca ha pubblicato la trascrizione della telefonata del 25 luglio scorso con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La trascrizione conferma che durante la telefonata Trump chiese al presidente ucraino di contattare il ministro della Giustizia Usa William Barr per discutere la possibile apertura di un'indagine per corruzione su Joe Biden e suo figlio. Il Presidente Usa chiese inoltre a Zelensky di collaborare con il suo avvocato Rudy Giuliani, ex sindaco di New York. Tuttavia, il documento dimostra che il Presidente americano non sfruttò in maniera esplicita o ricattò Zelensky con gli aiuti militari o usò questi ultimi come merce di scambio, come invece hanno accusato i democratici giustificando l'inizio della procedura della messa in stato di accusa del Presidente.
Il vero nocciolo della questione è proprio il possibile quid pro quo: Donald Trump sospese gli aiuti all'Ucraina nell'attesa di ricevere una risposta affermativa da parte dell'omologo ucraino Zelensky sulla riapertura delle indagini inerenti Joe Biden e il figlio?
Secondo un funzionario del governo ucraino che ha parlato con il New York Times no, Zelensky e il suo governo non erano a conoscenza del fatto che Kiev fosse "ricattata" da Trump o che gli aiuti statunitensi fossero stati messi in discussione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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