La Grecia di Alexis Tsipras fa un importante passo verso la secolarizzazione e l'abolizione del Cristianesimo ortodosso come religione di Stato. Il primo ministro e l'arcivescovo Ieronymos, capo della chiesa ortodossa ellenica, lo hanno annunciato in un comunicato congiunto trasmesso in televisione.
Il governo di sinistra insediato ad Atene intende imporre la laicità dello Stato con una riforma costituzionale che non sarà osteggiata dall'autorità ecclesiastica. In cambio, l'esecutivo guidato da Tsipras si impegna a continuare a pagare lo stipendio di circa 9mila membri del clero fra vescovi, preti, monaci e diaconi. Formalmente i religiosi non saranno più considerati come dipendenti statali, ma si tratta di un escamotage: pur non pagati direttamente dallo Stato, riceveranno comunque una sovvenzione da parte di un fondo di sostegno pubblico. Lo Stato greco e la Chiesa si avvieranno inoltre ad una gestione condivisa delle proprietà di quest'ultima, che rimane il primo proprietario terriero ed immobiliare dell'Ellade.
Le riforme allo studio del governo ad ogni saranno vagliate congiuntamente dal consiglio dei ministri presieduto da Tsipras e dal Sacro Sinodo, massimo organo di governo degli ortodossi. Il premier greco Tsipras, ateo convinto, ha sin dal proprio insediamento ad Atene, nel 2015, manifestato la propria ostilità contro la Chiesa ortodossa, rifiutando di giurare sulle Sacre Scritture come invece avevano fatto i suoi predecessori.
Secondo l'International Religious Freedom Report commissionato dal Dipartimento di Stato Usa, nel 2017 il 98% dei Greci si dichiarava di religione cristiana ortodossa.
La costituzione ellenica garantisce libertà di culto ma al tempo stesso definisce la religione greca ortodossa come "predominante" nel Paese. Per secoli la chiesa ortodossa ha garantito la sopravvivenza della cultura e della lingua greca durante la dominazione ottomana: anche per questo è tuttora considerata un pilastro centrale della vita della Grecia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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