Turchia, manette alla stampa. In carcere il direttore di un giornale anti Erdogan

Retate della polizia in tutta la Turchia contro giornalisti e personalità critiche del governo. Nel mirino il giornale vicino a Fethullah Gulen, ex imam nemico del premier

Turchia, manette alla stampa. In carcere il direttore di un giornale anti Erdogan

Pugno di ferro contro la libertà di stampa in Turchia. Il direttore di uno dei principali giornali di opposizione, Zaman, è finito in carcere. Ekrem Dumanli è stato preso in consegna dalla polizia nella redazione del suo giornale, vicino a Fehtullah Gulen, il religioso da anni in esilio negli Usa e acerrimo nemico del premier Erdogan. L'arresto di Dumanli arriva in contemporanea con una vasta operazione della polizia in almeno 13 città, compresa Istanbul. La redazione di Zaman era stata perquisita già in mattinata, ma una folla radunatasi sotto la sede del giornale aveva costretto gli agenti ad abbandonare l’edificio. Nella maxi operazione sono finite in manette 23 persone, in tutto sono stati spiccati 32 mandati di arresto. Secondo il governo i seguaci del gruppo sono i responsabili delle accuse di corruzione che l'anno scorso hanno costretto quattro ministri del governo a dimettersi.

Regolamento di conti?

La polizia oltre ai giornalisti ha tratto in arresto anche un ex capo dell’antiterrorismo, Tufan Erguder. Il blitz nella redazione è avvenuto alle 7.15 ora locale, quando a guardia all’edificio vi erano sostenitori della testata allertati da voci di stampa riguardo ad una possibile operazione della polizia nella redazione del giornale. Tra i giornalisti in manette anche Hidayet Karaca, presidente del gruppo mediatico Samanyolu e produttore tv. Sia "Zaman" che la rete tv di Samanyolu sono noti per la vicinanza al movimento Hizmet, l’organizzazione fondata dallo studioso islamico Gulen, predicatore e politologo turco (autore di oltre 60 libri). Nei giorni scorsi lo stesso Gulen, dalla Pennsylvania, dove vive dalla fine degli anni Novanta, aveva invitato i suoi sostenitori in Turchia a mantenere la calma, dopo le indiscrezioni apparse su un social media secondo le quali la polizia di Istanbul stava preparando un blitz contro Hizmet.

L'accusa: giornale creò prove false

Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa "Anadolu" le persone finite nel mirino delle forze dell'ordine avrebbero fabbricato prove false in un’indagine del 2010 relativa ad un’organizzazione vicina ad al Qaeda. Dopo il blitz della polizia i sostenitori del quotidiano hanno protestato contro le forze dell’ordine e il direttore di "Zaman", Ekrem Dumanli, ha tenuto un discorso trasmesso in diretta su una rete televisiva, chiedendo di essere arrestato insieme agli altri. Cosa che poi è avvenuta poco dopo.

Pugno di ferro di Erdogan

In un intervento pubblico Erdogan venerdi scorso aveva promesso di "rovesciare la rete del tradimento" (i sostenitori di Gulen, ndr), e di "metterla davanti alle sue responsabilità".

Il vicepremier Bulent Arinc, invece, minacciosamente aveva detto che le «voci» diffuse su Twitter dal "misterioso" Fuat Avni (che aveva preannunciato l'arresto di diversi giornalisti) dovevano "essere prese sul serio".

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