Sull’Unione europea ed il suo futuro spirano nuovi venti di burrasca. Ma questa volta le forti raffiche non provengono dai settori meridionali del continente bensì dalla solitamente più tranquilla Svezia.
Sweden Democrats, un partito di destra noto per le sue accese posizioni nazionalistiche ed euroscettiche e fautore di una politica di maggiore rigore sull’immigrazione, ha annunciato la volontà di promuovere un referendum per l’uscita del Paese scandinavo dall'Ue da tenersi dopo le elezioni generali in programma per il prossimo settembre.
Come riporta l’agenzia Bloomberg, il leader di Sd Jimmie Akesson ha rilasciato un'intervista al quotidiano Dagens Industri nella quale ha ribadito le sue feroci critiche a Bruxelles sostenendo che la Svezia "paga un incredibile quantità di denaro e riceve in cambio incredibilmente poco".
La strada per indire la consultazione popolare, però, è in salita. Per un referendum costituzionale occorrono, infatti, almeno 117 voti in Parlamento; attualmente Sd, che nell’ultima tornata elettorale ha ottenuto il 12,9%, dispone di 42 seggi su un totale di 349.
Ma le parole di Akesson non vengono sottovalutate. Sulla vicenda è intervenuta il ministro degli esteri Margot Wallstrom che in un tweet ha affermato che lasciare l'Unione europea “colpirebbe la Svezia e porterebbe insicurezza per la gente comune. Nel mondo incerto di oggi serve più cooperazione, non meno”.
Più tranquillità in merito ad una possibile “Swexit” si respira nel mondo economico e finanziario.
La corona svedese (il Paese scandinavo è membro dell’Ue ma non adotta
l’euro) subito dopo le parole del leader del partito di opposizione era arrivata a perdere fino allo 0,8% sulla moneta unica per, poi, recuperare nel corso della giornata. Anche la Borsa ha chiuso solo con un leggero calo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.