"Ho visto due miliziani dell’Isis che tiravano al pallone con una testa decapitata come se giocassero a calcio": il racconto choc arriva da un adolescente palestinese, fuggito dal campo profughi di Yarmuk, alle porte di Damasco, da sabato occupato dagli jihadisti dello Stato islamico. Amjaad Yaaqub, 16 anni, è riuscito a salvarsi poichè i miliziani lo hanno dato per morto dopo averlo aggredito e picchiato. "Sono venuti nella mia casa a cercare mio fratello che fa parte dei Comitati popolari palestinesi. Mi hanno picchiato finchè non sono svenuto e hanno pensato che fossi morto", ha raccontato il ragazzo, che ha ancora un occhio gonfio e il mento tumefatto.
"Ho visto teste senza corpo. Hanno ucciso bambini davanti ai loro genitori. Eravamo terrorizzati", è il racconto di un altro scampato, Ibrahim Abdel Fatah, riuscito a scappare da Yarmuk per rifugiarsi, assieme alla moglie e ai sette figli, nella scuola Zeinab al-Haliyeh a Tamadun, nel distretto sudorientale di Damasco. La scuola, al momento, ospita 98 sfollati, tra cui 40 ragazzi, stipati in tre classi.
"In televisione avevamo sentito racconti sulla loro crudeltà ma quando abbiamo visto coi nostri occhi...posso dire che la loro reputazione è ben meritata", ha aggiunto il 55enne Fatah. Secondo Anwar Abdel Hadi, che lavora alla sede di Damasco dell’Olp, circa 2.500 persone sono fuggite da Yarmuk prima che l’Isis attaccasse il campo, il primo aprile. Da allora, la situazione umanitaria è precipitata con i residenti - si stima siano 18mila - intrappolati all’interno in condizioni che Chris Gunness, portavoce dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ha definito "al di là dell’umano". Mancano, infatti, elettricità, acqua e riscaldamento e i viveri scarseggiano mentre il campo è teatro di scontri fra jihadisti e militanti palestinesi ed è bersagliato dai bombardamenti del regime di Damasco.
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