In Yemen soffiano venti di guerra. "Il presidente ha lasciato Aden"

Continua l'avanzata dei ribelli e Hadi lascia il palazzo. Alla frontiera si muovono uomini e artiglieria

Miliziani fedeli al presidente Abed Rabbo Mansour Hadi
Miliziani fedeli al presidente Abed Rabbo Mansour Hadi

Avanzano verso sud i ribelli houthi, le milize sciite filo-iraniane che mesi fa hanno preso il controllo della capitale yemenita Sana'a, spodestando il presidente Abd Rabbo Mansour Hadi.

Il leader del Paese è stato costretto a fuggire ad Aden, dove ha ribadito di essere l'unica autorità legittima e chiesto in questi giorni un intervento militare dagli altri Stati del Golfo. Da qui oggi sarebbe fuggito di nuovo, abbandonando il palazzo presidenziale. Secondo il ministero della Difesa i miliziani avrebbero messo una taglia da 93mila dollari sulla testa del presidente.

I media locali sostengono abbia preso la via del Gibuti, oltre lo stretto di Bab el Mandeb, ma le notizie sono ancora frammentarie. I ribelli avrebbero anche arrestato il ministro della Difesa. Intanto si rincorrono le notizie di attacchi aerei contro il quartiere presidenziale.

Hadi si è rivolto anche alle Nazioni Unite, avanzando la richiesta di "una no-fly zone per impedire ai ribelli di utilizzare gli aeroporti occupati". Tra questi c'è lo scalo di Taiz, la terza città dello Yemen, presa pochi giorni fa. La situazione è di certo compromessa e il Paese sempre più diviso, con gli houthi alle porte di Aden.

Non c'è soltanto il problema dello Stato islamico, che anzi non è centrale. Se il gruppo di al-Baghdadi ha stabilito una base in Yemen non è così chiaro. Ha rivendicato il gravissimo attentato nelle moschee sciite di Sana'a, ma se si tratti di opportunismo o di una presenza concreta è ancora difficile dirlo.

Il coordinatore delle Nazioni Unite per lo Yemen, Paolo Lembo, vede nello scontro in atto un conflitto tra l'Iran, a cui si rifanno le milizie Houthi, e l'Arabia Saudita. E proprio i sauditi hanno annunciato ieri la costruzione di una base militare marittima non lontana dal confine e spostato truppe e artiglieria, che potrebbero essere utilizzati per difendersi o per un'offensiva.

Il presidente Hadi vorrebbe dall'Onu il via libera a un intervento militare a sostegno dal governo, condotto dai paesi del Ccg (Consiglio di cooperazione del Golfo). Intanto, secondo Al Arabiya, i ribelli hanno preso il controllo di una base aerea non lontana da Aden, ad al-Anad, occupata fino a pochi giorni fa dalle forze speciali americane. Anche su questo punto, le voci si rincorrono.

Il Paese deve anche fare i conti con l'ingombrante presenza di al-Qaeda, lontana tanto dalle posizioni dei ribelli che da quelle dei "governativi". E i problemi dello Yemen non si esauriscono in un conflitto locale. Il Paese si affaccia sullo stretto di Bab el Mandeb, un corridoio marittimo fondamentale per il commercio.

A preoccupare, secondo un recente articolo scritto da Adam Baron, giornalista che in Yemen lavora da tempo, è anche il

tono del discorso pubblico, che prosegue su linee di sempre maggiore polarizzazione, mentre al Paese mancano autorità credibili e "le relazioni tradizionalmente amicali tra sunniti e sciiti" sembrano ormai cosa del passato.

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