Milano «Un fulmine a ciel sereno. Una notizia bruttissima e impensabile, che mi fa passare davanti agli occhi tutti i bei momenti vissuti insieme. Da lui ho imparato il mestiere». Così Dori Ghezzi sulla scomparsa di Wess, amico e partner musicale con il quale negli anni Settanta scalò le hit parade italiane e ottenne grande successo anche allestero. «Il momento più felice che ricordo - racconta la vedova di Fabrizio De Andrè - è linaspettata vittoria di Canzonissima nel 1974. Ma la soddisfazione più grande fu lanno successivo allEurofestival di Stoccolma dove arrivammo terzi con Era. Piaceva che fossimo una coppia, così come poi venne battezzata, caffellatte, lui nerissimo e io bianchissima. Era una novità assoluta, un duo così non cera nemmeno negli Stati Uniti».
Wesley Johnson in arte Wess, morto a New York nella notte fra lunedì e martedì per una crisi respiratoria, era nato nel North Carolina 64 anni fa ma si era stabilito in Italia da decenni. Tanto che proprio in occasione del suo ultimo tour, fra Canada e Stati Uniti, aveva rivisto la madre dopo oltre 30 anni. E la figlia Deborah non esclude che a provocare la morte del padre, che negli ultimi tempi era apparso affaticato, siano state le emozioni provate in quellincontro.
In Italia, che era ormai il suo Paese, era giunto giovanissimo nei primi anni Sessanta come bassista di Rocky Roberts, con il quale condivise il grandissimo successo di Stasera mi butto. Nel 1967 incise il suo primo album come cantante, The sound of soul e conobbe la notorietà presso il grande pubblico televisivo in coppia con Dori Ghezzi. Il duo andò in testa alla hit parade nel 1973 con Tu nella mia vita, presentata a Sanremo. Un exploit replicato con Voglio stare con te, Noi due per sempre, Un corpo e unanima (di Umberto Tozzi) e Come stai, brano che arrivò secondo a Sanremo nel 76. Da allora Wess non ebbe più successi analoghi ma è rimasto sempre attivo, entrando nel cast di alcuni programmi tv e partecipando alle più popolari trasmissioni legate alla nostalgia.
Così lo ricorda Renzo Arbore: «Un bravissimo musicista dal carattere gentile che portò in Italia il rhythm and blues. La sua scomparsa è un lutto per la musica italiana e per tutti coloro che in quegli anni rivoluzionari non amavano solo i Beatles e i Rolling Stones».
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